"Dal Novecento al terzo millennio. In memoria di Luigi Paglia" è il titolo dell’evento che si è tenuto giovedì 27 novembre 2025, nella sala “Rosa del Vento” della Fondazione dei Monti Uniti di Foggia. L' incontro, promosso dalla Fondazione e dal comitato di Foggia della Società Dante Alighieri, ha avuto luogo per ricordare, a poco più di un mese dalla sua scomparsa, la figura di Luigi Paglia e per riscoprire a partire dal suo insegnamento, alcune delle voci più significative del Novecento poetico italiano.
L’appuntamento si è aperto con i saluti istituzionali di Filippo Santigliano, Presidente della Fondazione Monti Uniti di Foggia, di Donatella Di Adila per la Società Dante Alighieri e del docente dell’Università di Foggia Crescenzio Gallo. Sono seguiti gli interventi del prof. Domenico Cofano, già ordinario di Letteratura italiana all’Università di Foggia, e della prof.ssa Rossella Palmieri, docente di Letteratura teatrale italiana presso lo stesso Ateneo, che hanno restituito il profilo umano e intellettuale di Paglia e riflettuto sul suo ruolo di ponte fra la grande letteratura italiana e i paesaggi culturali della Daunia.
Luigi Paglia, docente, saggista, poeta e critico letterario, è stato una figura centrale nella vita culturale foggiana e tra gli studiosi che più hanno lavorato per valorizzare il rapporto tra il Novecento poetico e il territorio della Capitanata. Ha insegnato presso la Facoltà di Lettere dell’Università di Foggia, dove ha tenuto Corsi di “Laboratorio di scrittura e di Informatica per la letteratura”, contribuendo alla formazione di intere generazioni di studenti.
La sua produzione critica è articolata e ricca: dagli studi su Marinetti e sulla poesia pugliese fino ai volumi dedicati a Giuseppe Ungaretti, che rappresentano una delle sue eredità scientifiche più rilevanti. Con Il grido e l’ultragrido Paglia offrì una lettura organica della poesia ungarettiana, mentre con Il viaggio ungarettiano nel tempo e nello spazio analizzò nel dettaglio le celebri Prose daunie, restituendo l'intensità del rapporto tra il poeta e la provincia di Foggia.
Il suo lavoro non si limitò alla filologia: Paglia fu anche una voce civica, attenta ai temi dell’identità locale, alla memoria, al ruolo dell’informazione e alla necessità di un tessuto culturale solido e partecipato.
Ungaretti e la Capitanata: un affresco letterario che Paglia riportò alla luce
Durante l’incontro, particolare spazio è stato dedicato proprio a questo legame speciale tra Ungaretti e la Daunia, un legame che Paglia aveva contribuito a esplorare e far conoscere.
Nelle Prose daunie, composte durante un viaggio del 1934, Ungaretti lasciò alcune delle descrizioni più suggestive del paesaggio foggiano: dal Piano delle Fosse, “una piazza ovale, che non finisce più, di una strana potenza”, fino alla luce e ai silenzi del Tavoliere, alle pietre antiche e ai gesti di un popolo che il poeta riconobbe come profondamente radicato nella storia italiana.
Paglia aveva interpretato queste pagine non solo come un documento letterario, ma come un vero e proprio patrimonio culturale, capace di raccontare la Daunia come luogo della memoria e dell’identità collettiva.
Dal ricordo di Mario Luzi al dialogo con la Daunia
L’incontro ha permesso anche di riflettere sull’altro autore centrale nella produzione di Paglia: Mario Luzi. Partendo dalle esperienze condivise nel 1998 durante la rassegna Arte e Letteratura promossa dalla Società Dante Alighieri, è stato ricordato il rapporto particolare che Luzi instaurò con la Capitanata, un territorio che visitò in più tappe — Lucera, Manfredonia, Cerignola, San Severo — accompagnato proprio da Luigi Paglia.
L’intellettuale foggiano colse in quelle giornate la capacità di Luzi di percepire la ricchezza paesaggistica e culturale della Daunia, riconoscendone allo stesso tempo complessità e contraddizioni. Un dialogo, questo, che Paglia considerava un esempio di come la grande letteratura possa interagire con i territori e trasformarli.
Il progetto dei “Paesaggi letterari” e la visione culturale di Paglia
Nel corso dell’incontro è tornata alla luce anche una delle intuizioni più ambiziose del critico foggiano: l’idea di trasformare il sito delle Fosse in un centro culturale polifunzionale, cuore pulsante di un Parco Letterario della Daunia capace di dialogare con il tessuto urbano più rappresentativo della città, il Museo, il Conservatorio, il Teatro Giordano e la Cattedrale. Quella visione si ispirava proprio alle pagine di Ungaretti e alla possibilità di unire paesaggio, storia e letteratura in un unico itinerario culturale. L’evento del 27 novembre ha ripreso questo slancio ideale, chiedendosi se oggi sia possibile recuperare quell’idea, svilupparla e trasformarla in opportunità concreta per la comunità.
L’incontro si è concluso con un forte invito a non disperdere l’eredità culturale di Luigi Paglia: un’eredità fatta di studio, di dedizione, di amore per la sua terra e di una costante tensione verso il futuro.
Il prof. Cofano infine ha ricordato il critico con queste parole:
“Luigi Paglia è stato un maestro e un protagonista prezioso della nostra storia intellettuale, perché la sua lunga e lineare vicenda di critico ha fatto della ricerca della verità, o meglio dell’approssimazione alla verità il centro della sua vita scientifica, il motivo animatore di quella serietà soterica che poi è la ragione profonda della seduzione dei suoi studi, seduzione, che per dirla dantescamente, durerà quanto il mondo lontana”
Alla fine del suo intervento anche la prof.ssa Palmieri ha voluto ricordare il suo impegno sui progetti legati allo sviluppo della città attraverso la cultura:
“Io direi che proprio quegli articoli anche duri che aveva scritto Luigi Paglia a proposito del piano delle fosse, possano essere un volano per vincere questa scommessa, la relazione tra opportunità artistica e paesaggistica, gastronomica ed economica nel nome di uno sviluppo produttivo e di una cultura produttiva…Tutto questo Paglia lo aveva assolutamente immaginato”
La memoria di Paglia continua oggi non solo nei suoi libri, ma nell’energia intellettuale che ha saputo trasmettere e nella visione di una Daunia consapevole del proprio patrimonio culturale. Un patrimonio che, come lui stesso aveva intuito, può ancora parlare al presente e costruire il domani.