La sindrome di takotsubo è al centro di un ampio studio europeo, pubblicato sulla prestigiosa rivista Journal of the American College of Cardiology, che descrive le differenze tra uomini e donne. Identificata circa trent'anni fa da cardiologi giapponesi, il nome deriva dalla forma assunta dal cuore nelle prime fasi della malattia, quando alcune porzioni di muscolo si bloccano e si gonfiano assumendo l’aspetto del tradizionale vaso giapponese utilizzato per la pesca del polpo: da qui tako-, il polpo, e -tsubo, il vaso.
Questa condizione clinica rappresenta un affascinante enigma per la cardiologia moderna: le sue cause, infatti, sono state solo parzialmente chiarite. Si manifesta allo stesso modo di un infarto miocardico, tuttavia, contrariamente all’infarto, non si osservano ostruzioni al flusso di sangue verso il cuore, non si formano cicatrici e le anomalie regrediscono spontaneamente dopo qualche settimana o mese. Nonostante la reversibilità della disfunzione cardiaca la fase acuta rimane delicata, il ricovero in ospedale è spesso necessario e si possono manifestare complicazioni severe, talvolta fatali. Per la sua associazione con stati di forte stress emotivo, ansia e depressione, la takotsubo è stata anche denominata come “sindrome del cuore infranto”. La ricerca, condotta tra Italia, Germania e Spagna, ha mirato a trovare risposta a uno degli aspetti più evidenti della malattia: perché si manifesta più spesso nelle donne che negli uomini?
In un'intervista per Unifgmag il Dott. Francesco Santoro, dirigente medico presso l’UOC di Cardiologia universitaria del Policlinico Riuniti di Foggia e tra i principali coordinatori dello studio, e il Professor Natale Daniele Brunetti, ordinario della cattedra di Cardiologia presso il Dipartimento di scienze mediche e chirurgiche dell’università di Foggia, hanno raccontato i dettagli della ricerca che stanno conducendo.
L’ambulatorio è accessibile ai pazienti affetti da cardiomiopatia da stress (sindrome di Takotsubo) presso gli ambulatori della UOC di Cardiologia universitaria presso il dipartimento di emergenza urgenza (DEU).
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