La Maratona del Benessere, il nuovo Hackathon organizzato da Unifg

Questa primavera, due giornate dedicate allo sviluppo di idee innovative, dibattiti e proposte di ricerca

Maratona del benessere
Marco di Furia

L’Università di Foggia ha dato inizio ai preparativi per un nuovo Hackathon finanziato da fondi europei.

L’Ateneo, infatti, ha partecipato al bando “University 4 EU. Il tuo futuro, la nostra Europa”, vincendolo con un progetto intitolato “Maratona del Benessere”.

Che cos’è un Hackathon? Si tratta di un evento dedicato interamente alla ricerca di idee innovative che possano avere un impatto significativo sul territorio: i partecipanti si riuniscono in squadre operative, mettendo in campo creatività e competenze. I lavori sono guidati da tutor ed esperti di vari settori, oltre ai coach, che avranno il compito di ispirare e motivare gli attori dell’evento. 
L’iniziativa si articolerà in due diverse giornate, nel mese di maggio, e si  svolgerà consecutivamente, secondo la modalità all day & all night long. Ospiti, momenti ricreativi, sessioni motivazionali, brainstorming di gruppo: sono solo alcuni dei tasselli che andranno a comporre l’Hackathon 2022, aperto a studenti, docenti, giovani ricercatori. Il tema centrale sarà, appunto, il benessere, declinato in tutte le sue forme. Il programma dettagliato dell’evento è in fase di allestimento. 

La Commissione valutativa del bando “University 4 EU”, nominata dal Dipartimento per le Politiche Europee della Presidenza del Consiglio dei Ministri, ha inoltre deciso di conferire un riconoscimento all’Università di Foggia, al fine di mettere in rilievo il valore del progetto proposto. La redazione Unifgmag, a tal proposito, ha intervistato il Prof. Sebastiano Valerio, Direttore del Dipartimento di Studi Umanistici, presso il quale la Maratona del Benessere avrà luogo. 

“Eccoci, siamo in compagnia del professor Sebastiano Valerio, Direttore del Dipartimento di Studi Umanistici dell’Università di Foggia. Buongiorno professore, siamo qui, a parlare di un nuovo progetto targato UniFg, una nuova edizione di Hackathon intitolata “La Maratona del Benessere”, Sono passati circa due anni da quando il DISTUM ha ospitato la precedente edizione dell’Hackathon, secondo lei, cosa significa per l’intera comunità accademica ripartire da questa iniziativa dopo il Covid-19?”
S.V.: “Buongiorno. Io mi auguro che questa iniziativa chiuda una parentesi, che appunto si è aperta a ridosso della precedente iniziativa e che speriamo possa chiudersi a ridosso di questa. In ogni caso, penso che sia importante marcare la presenza degli studenti, dei ricercatori, del personale tecnico del dipartimento e riappropriarsi degli spazi, tornare a viverli in una maniera intensa, come ci ha permesso di fare l’altra volta.
Ci auguriamo che sia l’iniziativa della ripartenza e che ci metta di nuovo in condizione di aprire il dipartimento agli studenti, ma anche alla città, perché per noi è importante, ricordiamo appunto, il ruolo del dipartimento dentro questa città, dentro questo contesto specifico in cui ci troviamo, nel centro storico.
Foggia ha il bisogno di questo al momento, tra le tante emergenze di questo periodo, c’è anche l’emergenza criminalità, c’è l’emergenza di una società civile, che deve tornare a riappropriarsi dei propri spazi, anche del proprio campo immaginativo e speriamo che questa iniziativa ci ponga nelle condizioni di realizzare tutte queste finalità che ci siamo posti.”


 “Ripartire e riappropriarsi dei propri spazi, vivere questa iniziativa con tutta l’intensità possibile, è un’iniziativa che ha un grande pregio, infatti la Presidenza del Consiglio dei Ministri, ha deciso di premiare l’Università di Foggia, che ha vinto questo bando per finanziare questo progetto, ha deciso di conferire un premio al nostro Ateneo, che verrà consegnato a lei, in qualità di direttore del dipartimento ospitante della Maratona del Benessere e quindi la mia domanda è: quale risonanza, secondo lei, potrebbe avere questo riconoscimento per l’ateneo foggiano a livello nazionale, ma anche a livello internazionale?”

S.V.: "Io mi auguro che possa avere la più grande risonanza possibile, perché ovviamente abbiamo bisogno di qualificarci, di farci conoscere ancora di più, però mi lasci dire due cose: Vorrei innanzitutto che questo premio abbia una risonanza dentro ed attorno l’università, perché non è il premio ad un direttore, ad un dipartimento, ma è il premio ad una comunità accademica, che deve vivere questo evento con la giusta gioia, ma con la consapevolezza degli impegni che la attendono. Allora, le forme di collaborazione che abbiamo messo in atto per raggiungere questo traguardo, credo siano delle buone pratiche che possiamo replicare in altri casi, in altre circostanze, in altri contesti e si tratta sicuramente di un passaggio importante per noi tutti, ma ripeto, non tanto perché si ritiri un premio, perché questo premio sia insomma più ampiamente noto, conosciuto, condiviso come notizia, a livello nazionale, ma soprattutto deve avere il senso di farci comprendere dove una giusta ed opportuna collaborazione tra studenti, ricercatori e personale tecnico può portare.”

“Quindi un direttivo che guarda all’intera comunità accademica, infatti ultimamente UniFg ha iniziato, tra l’altro, una serie di progetti e di studio, che guardano al benessere dell’intera comunità accademica: ad esempio, il progetto Pro.Be, il progetto benessere dedicato a docenti, studenti e personale tecnico amministrativo; gli studi sulla salute psicologica nel quadro del PNRR e appunto anche questa nostra Maratona del Benessere, in procinto di avvenire. Ecco, un’altra domanda che le pongo è: quali sono, secondo lei, le ricadute concrete che si attendono da tali propositi di ricerca e qual è la loro importanza in questi tempi difficili, che stiamo vivendo?”

S.V.: “Beh, è una domanda impegnativa, perché quelle che stiamo vivendo non sono ore difficili, solo perché siamo estenuati da una pandemia, ma ci stiamo mettendo del nostro nel peggiorare la situazione, ci sono in queste ore, in questi giorni venti di guerra veramente inquietanti, anzi, molto più che venti. E allora, credo che proporre (torno sul concetto espresso prima) un modello di comunità di ricerca, di studio che lavori nelle sue diverse articolazioni all’idea di benessere è importante, perché dobbiamo intendere il benessere lavorativo, di chi sta dentro all’università, di chi lavora e studia e fa ricerca dentro l’università.
L’università deve essere in grado di proporre un modello di benessere nei diversi campi in cui si applica la nostra ricerca, un modello di benessere che deve essere leggibile nelle forme di collaborazione e di costruzione dei nostri percorsi di ricerca, dei nostri percorsi lavorativi dentro e fuori l’università, ma deve essere anche un modello di benessere esportabile, come qualcosa che ci auguriamo possa coinvolgere anche al di fuori dell’università, tutto quel mondo, quelle associazione, le strutture territoriali, le scuole, le aziende con cui noi collaboriamo. Ecco, vorremmo davvero proporre questo tipo di modello. È in programma un progetto ambizioso, però mi rendo perfettamente conto che in questo momento abbiamo bisogno di modelli positivi, in cui credere e di credere che siamo in grado di realizzarli.”

“Sono perfettamente d’accordo. Sì, modelli positivi e dove trovarli? Le faccio una domanda parlando sempre di benessere in qualità di docente di letteratura italiana, ecco volevo chiederle: in che modo l’arte e la letteratura, con i loro modelli positivi, possono influire concretamente sul well being, sul benessere dell’individuo contemporaneo?”
S.V.: "Io credo che da questo punto di vista ci siano almeno due fasi che dobbiamo tenere presente nel nostro lavoro di ricerca, nell’ambito delle discipline umanistiche, della letteratura nello specifico, giacché mi ha fatto questa domanda, credo che l’idea di benessere non possa non partire da una diagnosi delle difficoltà e dei mali del presente; se non intercettiamo, non comprendiamo, non abbracciamo il malessere, non riusciamo nemmeno a costruire il benessere e la letteratura spesso ha avuto questa funzione, la funzione di raccontare il male per creare il bene, raccontare, diagnosticare talvolta la malattia per proporre la cura, riuscendoci talvolta, molto più spesso non riuscendoci, lavorando sui campi dell’immaginario e sui campi del reale, però è la dimensione a cui hanno fatto riferimento in tanti. Veniamo fuori dalla pandemia, non c’è l’allegra brigata del Decameron, se non rappresentiamo prima l’orribile cominciamento della peste. Allora, non ha senso proporre una funzione della letteratura, che sia di puro intrattenimento e la letteratura deve essere impegno ed impegno significa anche diagnosi cruda dei mali che viviamo. Oggi potremmo parlare di etica e politica, a proposito di quello che ci capita attorno, ma io credo che sia importante che la letteratura agisca nel reale, anzitutto, cioè capisco che esistono veramente gli spazi dell’immaginazione e che la letteratura viva lì, ma questa letteratura dell’immaginazione deve essere necessariamente basata sull’immaginare altre possibilità, altri mondi, ma non per fuggire da questi, ma per incidere su questi.

Ed è proprio quello che cerchiamo di fare con la ricerca, la letteratura ed in generale, con tutto il lavoro intellettuale che si svolge presso l’università: cercare di far riflettere sul mondo e cercare di incidervi in un certo senso. È quello che ci auguriamo di poter fare con il nostro lavoro.”

S.V.: “Se mi fa aggiungere una cosa, non mi piace, l’idea della letteratura come intrattenimento, siamo, credo, chiamati ad un’altra funzione.”

“Sì, assolutamente. Proprio con questa missione e con questo convincimento e con questa speranza anche di incidere con le attività di ricerca e di studio e di riflessione sulla vita di tutta la comunità, quindi vi lanciamo questo invito a seguire gli sviluppi organizzativi della Maratona del Benessere, a cui, ovviamente, tutta la comunità accademica è invitata.”

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