Inferno, una laica tragedia

L'Inferno e il teatro. Due mondi s'incontrano in una straordinaria sintesi nella rivisitazione moderna. Con una guida tutta da scoprire

Inferno di Dante
Marcello Strinati*

La scelta o, meglio, l’azzardo di confrontarsi con la massima espressione dell’opera dantesca, la Divina Commedia, è affare da far tremare i polsi a chiunque voglia accingersi a farlo. Il teatro della Polvere di Foggia ci prova. E lo fa con una riscrittura e non con un adattamento. Inferno è un’opera che rilegge in chiave moderna alcuni temi e aspetti presenti nella cantica dantesca.

Dopo oltre settecento anni, Dante fa il suo ritorno all’inferno, ma questa volta in una nuova veste: è la guida di Giulio, un uomo del nostro tempo, e con lui ripercorre parte del viaggio che l’ha già visto protagonista. Novello Virgilio, Dante deve far fronte alle intemperanze di Giulio e prova a condurlo verso la ricerca della verità, una verità mutata nel corso dei secoli: il mondo è cambiato, e con esso anche i suoi peccati e i suoi peccatori.

L’opera, una comico-tragedia, rispecchia solo in parte l’originale struttura dantesca: voci diverse si alternano in scena e modificano spirito e messaggio, attualizzando e laicizzando la morale e il sistema di valori. Le differenze sostanziali riguardano principalmente la riorganizzazione dei luoghi e l’inserimento di nuove schiere di dannati (e la contemporanea soppressione di altri), in funzione del ridisegnato impianto morale.

In un ambiente totalmente privo di entità divine, l’inferno perde la sua nota forma, quella a imbuto (causata dalla caduta di Lucifero), e di conseguenza anche i cerchi e i gironi scompaiono per dare spazio a “un sentiero affatto tortuoso, in toto lineare”.

L’assenza del divino si ripercuote anche e soprattutto sulla riclassificazione delle condanne e dei contrappassi a essi legati, con particolare attenzione sul rapporto che intercorre tra gli uomini. Scompaiono innanzitutto i peccatori incontinenti, così come i suicidi, poiché “qui vien punito il male fatto agli altri, non la libertà di scegliere il male o il bene per se stessi”, laddove, però, gli istinti primordiali non influiscano sulla ragione a tal punto da arrecare danni agli altri esseri umani. Solo quando la malizia (quando la ragione ha piena coscienza di commettere il male sull’altro) è presente, i peccatori sono conservati, non senza l’aggiunta di qualche piccola modifica: i violenti contro gli altri (per motivi etnici e di genere), contro l’opera dell’uomo (industriali) e contro natura (multinazionali); i fraudolenti, nelle forme note e attualizzate dei consiglieri (consulenti finanziari), dei barattieri (burocrati corrotti) e dei ladri (insegnanti svogliati); in ultimo, i traditori di benefattori dell’umanità.

Resta invariata, invece, la presenza degli ignavi, mentre non trovano spazio il limbo e i suoi occupanti.

Infine, una nuova categoria è stata aggiunta. Si tratta degli escludenti, “coloro che hanno dedicato la loro esistenza a una sola e unica cosa, escludendo tutto il rimanente” e  riversano i propri egoismi su diversi ‘oggetti’: la religione, l’ideale politico, se stessi, una passione o la persona amata.

 

*autore di Inferno prodotto dal Teatro della Polvere e AVL. Inferno è di prossima fruizione telematica nelle scuole e sul territorio.