L’Italia possiede la capacità di essere riconosciuta nel mondo tramite alcuni simboli che tutti gli altri Paesi invidiano: tra questi il cibo rappresenta un grande orgoglio del Made in Italy. Proprio perché gli alimenti sono parte integrante della nostra cultura sorge l’esigenza di comprenderli, studiarli e fare ricerca affinché sia sempre più sostenibile la produzione e ci sia una comunicazione sul mondo della produzione. A tal proposito abbiamo intervistato la Prof.ssa Marcella Giuliani, docente di Agronomia e Coltivazioni Erbacee del Dipartimento DAFNE.
La produzione biologica può essere riconosciuta come elemento di sicurezza per gli alimenti?
Questo è un argomento un po’ controverso: se da un lato i prodotti ottenuti da agricoltura biologica non contengono residui di sostanze chimiche come pesticidi, fertilizzanti ed erbicidi, possono nel contempo contenere sostanze nocive derivanti da infezioni fungine. Si pensi, ad esempio, alle micotossine. Questo però è un aspetto che varia ampiamente in funzione dell’areale di coltivazione e ha una incidenza maggiore in quelli umidi e molto minore in quelli caldi ed asciutti come il nostro. Inoltre, la sicurezza dei prodotti biologici viene garantita dal dettagliato e prezioso lavoro svolto dagli enti certificatori, esterni alle aziende, che controllano sia le modalità di produzione con ispezioni effettuate direttamente in campo, ma soprattutto l’effettiva assenza di residui chimici nel prodotto destinato al consumo.
In termini ambientali la produzione biologica è migliore rispetto a quella convenzionale?
Sicuramente sì. Se guardiamo agli aspetti legati al suolo, gli studi hanno messo in evidenza come l’applicazione del regime di coltivazione in biologico porti a una riduzione della perdita di carbonio organico del terreno e talvolta ad un arricchimento dello stesso. Questo è un aspetto di fondamentale importanza poiché la diminuzione del carbonio organico dei suoli, strettamente legato alla loro fertilità, è un punto di estrema attenzione sia a livello europeo che mondiale. Molto spesso, inoltre, in condizioni di agricoltura biologica anche i processi di lisciviazione ossia di perdita di elementi nutritivi dal terreno verso la falda acquifera tendono a diminuire con conseguente minor inquinamento della stessa. Questi sono solo due tra i molteplici aspetti relativi alla riduzione dell’impatto ambientale legata all’utilizzo del metodo biologico di coltivazione. Un ultimo cenno va fatto al ruolo fondamentale che l’agricoltura biologica ha nei confronti del mantenimento della biodiversità. La coesistenza di specie diverse all’interno di ecosistemi agricoli è di estrema importanza per il mantenimento di alcuni processi ecologici come l’impollinazione, il controllo naturale dei parassiti, e tanti altri, nonché per la maggiore capacità di adattamento delle diverse specie agli stress ambientali, inclusi quelli legati ai cambiamenti climatici.
A suo parere quale produzione garantisce la migliore qualità del prodotto alimentare?
Come è noto il termine ‘qualità’ ingloba in sé una molteplicità di aspetti. L’alimento derivante da agricoltura biologica può avere caratteristiche organolettiche diverse rispetto a quelle degli alimenti prodotti in modo tradizionale, mentre relativamente agli aspetti nutrizionali, recenti studi hanno evidenziato che la presunta superiorità degli alimenti bio è da attribuire maggiormente a quelli di origine animale, come carne, latte e uova, mentre non sono emerse differenze significative per contenuto di vitamine e altri fattori nutritivi relativamente ai prodotti ortofrutticoli. Tuttavia il numero degli studi scientifici riguardanti l’aspetto qualitativo delle produzioni biologiche è ancora ridotto, e dunque si avverte l’esigenza di condurre studi mirati per approfondire le potenzialità dell’agricoltura biologica su questo aspetto della produzione, tematica della quale ci stiamo occupando come gruppo di ricerca di Agronomia e Coltivazioni erbacee del dipartimento DAFNE.
*studentessa di Scienze e Tecnologie Agrarie