Evaluation of age-specific causes of death in the context of the Italian longevity transition è il titolo dello studio condotto da Andrea Nigri, ricercatore in Statistica presso il Dipartimento di Economia, Management e Territorio dell’Università di Foggia. Il paper che racconta e approfondisce la ricerca è stato pubblicato sulla rivista Scientific Reports, della famiglia dello storico Journal Nature. Guidato proprio da Nigri, lo studio è nato da una collaborazione internazionale tra demografi e statistici delle Università di Foggia, Bocconi di Milano, Oxford, London School of Hygiene and Tropical Medicine, e Max Planck Institute for Demographic Research.
Usando dati ufficiali dell'OMS sulle principali cause di morte, la ricerca mira a colmare un gap tutto italiano nell’analisi sulla longevità misurata usando due indicatori: la speranza di vita alla nascita e l’eterogeneità della durata della vita, la così detta “speranza di vita persa a causa della morte”. Se, infatti, in Russia, USA e UK sono note e chiare le dinamiche di longevità in termini di speranza di vita e cause di morte, in Italia manca un approfondimento che renda chiaro quanto e come evolve l’aspettativa di vita per donne e uomini e come le differenti cause di morte impattino sulla sua evoluzione.
Lo studio pubblicato su Scientific Report indaga, quindi, le tendenze di longevità e i contributi delle diverse cause di morte in Italia nel periodo 1960-2015. Gli autori, partendo dalla consapevolezza che, a livello internazionale, la speranza di vita alla nascita è aumentata costantemente nel corso dell’ultimo secolo, hanno potuto constatare come diversi gruppi di età e cause di morte contribuiscano alle variazioni passate e recenti della speranza di vita e dell’eterogeneità della durata della vita.
I risultati evidenziano quanto le malattie cardiovascolari e le neoplasie contribuiscano all’aumento dell’aspettativa di vita ma non necessariamente alla misura di eterogeneità della durata della vita. Ne emerge, inoltre, un peggioramento della mortalità per malattie infettive e in età avanzata sul territorio italiano.
Questa ricerca assume notevole importanza e ha ampiamente impatto pratico nell’ambito della salute pubblica. Innegabile il contributo che la stessa può fornire al lavoro di responsabili di salute pubblica ed esperti nel sistema sanitario per la gestione di interventi mirati all’aumento della speranza di vita.
La completezza della ricerca dimostra indubbiamente la necessità di investire su studi di questo tipo, ampliando ancor di più la possibilità di collaborazioni proficue a livello globale.
Lo studio condotto dal ricercatore Unifg si riferisce al periodo pre pandemico, tuttavia, ci dice Andrea Nigri, è già in programma un’analisi comparativa, su base regionale, riferita ai periodi pre, durante e post COVID-19.
Il paper è online su nature.com