L’evento, che si svolgerà giovedì 12 maggio, alle ore 16.00, presso l’Auditorium Santa Chiara di Foggia, sarà moderato dalla Direttrice del Centro Linguistico di Ateneo, Lucia Perrone Capano e introdotto dal Segretario dell’Associazione Italo-tedesca Grimm, Antonio Lombardi.
Il film di Andres Veivel, attraverso un sapiente montaggio di fonti audio e video mai utilizzate prima, ricostruisce un ritratto non convenzionale dell’artista, una cronaca unica, uno sguardo intimo su un essere umano, la sua arte, il suo mondo e le sue idee.
300 ore di video, un materiale audio sconfinato di e sull’artista, le collezioni di più di 50 fotografi internazionali, per un totale di oltre 20.000 scatti, più di 60 incontri con testimoni dell’epoca e circa 20 interviste, sono stati il punto di partenza di questo film, la cui lavorazione è durata circa tre anni.
Con una narrazione aperta, il documentario racconta l’artista attraverso alcuni punti cardine della sua biografia e della sua carriera: il trauma della guerra e del suo incidente aereo nel 1943, alcune delle sue performance più famose – come Fettecke (1982), I Like America and America Likes Me (1974), 7000 Oak Trees (1982) – la critica al sistema dell’arte, l’insegnamento all’Accademia, l’impegno politico.
“Nel film, Beuys pone, in modo persistente e sovversivo, temi che continuano a rimanere rilevanti trent’anni dopo la sua morte, come la necessità di una democratizzazione radicale che non tema i nuovi sistemi bancari e monetari, o il bisogno di pari opportunità in un mondo di crescente disuguaglianza”, dice il regista Andres Veivel. “Beuys insiste sulla possibilità che il mondo possa essere cambiato, in base alle capacità di ogni singola persona: Niente deve rimanere com’è”.
Joseph Beuys resta un visionario, molto più avanti dei suoi tempi. Se allora già cercava di spiegare come “il denaro non dovrebbe essere una merce”, consapevole che il commercio di denaro avrebbe minato la democrazia, il suo concetto ampliato di arte lo porta oggi nel bel mezzo di un discorso socialmente rilevante e ancora più urgente.
“Joseph Beuys è un artista particolarmente importante nel panorama internazionale. – ha dichiarato la prof.ssa Lucia Perrone Capano, direttore del CLA -Si tratta di una delle figure più emblematiche, poliedriche e rivoluzionarie del ‘900. Intellettuale raffinato e sensibile, Beuys con le sue idee, le sue opere e il suo attivismo politico è stato portavoce di molti cambiamenti nella società moderna; significativa in tal senso la sua definizione di “scultura sociale” per un’arte in grado di trasformare la società così come l’attenzione per l’ecologia e l’ambiente. Uno dei suoi slogan più famosi, “ogni uomo è un artista”, vuole essere un invito, soprattutto per le nuove generazioni, a cercare la forza creativa che ognuno porta dentro di sé dalla nascita e ad esprimerla, in qualsiasi campo. Una visione antropologica dell’arte e della creatività. La figura di Joseph Beuys è poi particolarmente importante per il nostro territorio– ha aggiunto la prof.ssa Perrone Capano – in quanto fu nella nostra provincia che il diciannovenne allievo pilota di caccia stazionò per diverso tempo durante la seconda guerra mondiale. A Foggia dedicò anche una celebre opera intitolata “Die leute sind ganz prima in Foggia” (traduzione letterale: “Le persone a Foggia sono davvero fantastiche”) e “Grassello”, dal nome del materiale che trovò presso le cave di Apricena e con il quale fece anche costruire un suo laboratorio d’arte in Germania.
L’evento, che rientra nell’ambito della rassegna Cinemafelix del Cineclub Unifg e organizzato con il supporto dell’Area Comunicazione, è aperto, non solo ai componenti dell’Università di Foggia, ma all’intera cittadinanza. Ingresso libero.
Biografia di Joseph Beuys
Nasce a Krefeld nel 1921, ma sosteneva di aver visto la luce a Kleve, dove frequenta la Hindenburg-Oberschule di Kleve. Lo scoppio della seconda guerra mondiale lo vede arruolarsi nell'aviazione, e viene addestrato come operatore radio di bordo, acquisendo il grado di sergente.
Nel marzo 1944, durante una missione di guerra sul Fronte orientale, lo Stuka su cui vola come operatore radio/mitragliere si schianta al suolo, in territorio controllato dai tedeschi, causa una improvvisa tempesta di neve, nella regione della Crimea. Il pilota muore sul colpo e lui rimane ferito e verrà recuperato il giorno dopo da una squadra di soccorso e ricoverato in ospedale. In seguito sosterrà di essere stato salvato dall'intervento di un gruppo di nomadi tartari che, trovatolo moribondo, lo curano facendo ricorso alle antiche pratiche della loro medicina. Tale esperienza - in realtà una leggenda - viene sovente rivendicata come determinante per il percorso creativo dell'artista, segnato dalla ricerca di un'armonia superiore tra uomo e natura che spingerà molti critici ad attribuirgli l'appellativo di "sciamano" dell'arte.
Successivamente combatte sul Fronte occidentale inquadrato in una unità di paracadutisti. Sul finire del conflitto, nel 1945, è fatto prigioniero dagli inglesi. Le vicende legate alla guerra segneranno profondamente la vita dell'artista.
Nel 1961 ottiene la cattedra di scultura monumentale alla Kunstakademie di Düsseldorf che aveva frequentato come studente subito dopo la guerra seguendo i corsi di Josef Enseling ed Ewald Mataré. Insieme a George Maciunas, Nam June Paik, Wolf Vostell e Charlotte Moorman partecipa a Copenaghen, Londra e Wiesbaden ai primi eventi legati al gruppo "Fluxus", un gruppo di artisti europei e americani uniti dal desiderio di ricreare il senso dell'arte in rapporto alla sua fruizione sociale. Nel 1963 organizza presso la Kunstakademie di Düsseldorf il Festum Fluxorum Fluxus. Negli anni sessanta Beuys si dedica alla creazione di oggetti-sculture-installazioni, derivanti da operazioni artistiche finalizzate alla sollecitazione di una coscienza critica nel pubblico. Nel 1964 inaugura la lunga serie delle "Azioni": Der Chef, Das Schweigen Marcel Duchamps wird überwertet; ... und in uns... unter uns... land unter e Wie man einem toten Hasen Bilder erklärt (1965); Eurasia e...mit Braunkreuz (1966); Manresa, Hauptstrom, DerStahltisch/Handaktion, Iphigenie/TitusAndronicus (1969); I like America and America likes me (1974).
Dopo un periodo trascorso a Napoli e a Foggia, arriva a Bolognano (Pescara) nel 1972, invitato dai coniugi Lucrezia De Domizio e Buby Durini, e vi torna moltissime volte negli anni successivi. A Bolognano svolge una serie di attività artistiche tra cui la Fondazione dell'Istituto per la Rinascita dell'Agricoltura (1976), la creazione della Piantagione Paradise con la messa a dimora di 7000 piante per il ripristino della biodiversità (1982), l'opera Olivestone (1984) ora in mostra al Kunsthaus di Zurigo. Nel 1984 diviene cittadino onorario di Bolognano.
Nel 1980, il 3 aprile, avvenne un importante incontro-confronto con Alberto Burri presso la Rocca Paolina di Perugia, curato da Italo Tomassoni.
Molto noto negli Stati Uniti, Beuys diviene amico ed estimatore di Andy Warhol che può essere considerato, in un certo senso, la sua antitesi ideologica ma anche l'artista che, insieme a lui, compendia le linee fondamentali dell'arte visiva del secondo dopoguerra.
Nel 1981 è uno dei primi a rispondere all'appello del gallerista Lucio Amelio che, in seguito al terremoto che devastò la Campania nel 1980, chiese agli artisti del panorama contemporaneo a lui vicini di realizzare un'opera che avesse per tema il terremoto. Beyus realizza allora Terremoto in Palazzo, un'installazione composta da vecchi tavoli da lavoro trovati nelle zone terremotate, ai quali aggiunge elementi di vetro e ceramica che comunichino l'idea della fragilità e dell'equilibrio precario. L'opera fa parte della collezione Terrae Motus e si trova esposta alla Reggia di Caserta.
Sensibile da sempre alle tematiche ecologiste, Beuys ha dato un contributo essenziale alla fondazione del movimento de I Verdi in Germania. Nel 1982, invitato a partecipare alla settima edizione della grande esposizione "documenta" che si svolge ogni cinque anni nella città tedesca di Kassel, egli ha espresso tale sensibilità con una delle sue opere più suggestive: 7000 querce. Non si tratta di una scultura tradizionale ma di un grande triangolo posto davanti al Museo Federiciano e composto da 7000 pietre di basalto, ognuna delle quali "adottabile" da un potenziale acquirente. Il ricavato della vendita di ogni pietra è servito nel corso degli anni a piantare una quercia. L'operazione, terminata ufficialmente nel 1987, un anno dopo la morte dell'artista, deve in realtà essere ancora ultimata, dal momento che occorreranno circa trecento anni prima che le 7000 querce diventino il grande bosco immaginato da Joseph Beuys il quale, però, oltrepassando addirittura i limiti temporali della sua stessa esistenza, è riuscito a trasformare un'azione ordinaria e spesso banalizzata, come quella di piantare alberi, in un grande rito collettivo capace di evocare i significati più profondi del rapporto fra l'uomo e la natura.