"Quando c'erano i comunisti..." Lucia Annunziata intervista Marcello Sorgi

Nel racconto i cento anni del Partito Comunista Italiano che diventano cento anni del nostro Paese, nell'incontro una lucida analisi delle crisi che hanno segnato i decenni 

Sorgi e Annunziata incontro
ilaria di lascia

Cento anni di storia, dalla nascita del Partito Comunista Italiano, il 21 gennaio 1921, ai giorni nostri. È questo il tema del libro “Quando c'erano i comunisti. I cento anni del Pci tra cronaca e storia”, scritto da Marcello Sorgi e Mario Pendinelli e presentato in streaming in diretta dalla biblioteca del Dipartimento di Studi Umanistici. L’Università di Foggia continua a farsi teatro di incontri letterari e di approfondite riflessioni sulla contemporaneità. Introdotto dal Magnifico Rettore dell’Unifg, Pierpaolo Limone e dalla docente Rossella Palmieri, la presentazione del volume è diventata lo spunto per un dibattito di più ampio respiro che ha preso vita grazie al dialogo tra due figure di spicco del giornalismo nazionale: Marcello Sorgi, già direttore del TG1, editorialista e direttore del quotidiano La Stampa e Lucia Annunziata,nota giornalista, editorialista e conduttrice della trasmissione Mezz’ora in più.

Cento anni del Partito Comunista Italiano che diventano cento anni del nostro Paese, per dirla proprio con le parole di Lucia Annunziata, che ha introdotto il libro di Sorgi soffermandosi sui tratti distintivi offerti dal racconto dell’autore.

Le prime pagine del racconto di Sorgi si concentrano sulla figura di Antonio Gramsci, secondo l’autore vera scintilla del Partito Comunista Italiano che prenderà le mosse proprio a partire dalla nascita del giornale da lui fondato e diretto, l’Ordine Nuovo, nella Torino della grande fabbrica.

“Gramsci, Togliatti e Berlinguer: attorno a loro si muovono i racconti dei grandi nomi che hanno fatto la storia di questo Paese – ha detto Lucia Annunziata nella sua introduzione - Comunisti sì, ma profondamente intrecciati con tutta la classe politica dirigente del secolo scorso, del nostro Paese e dell’Europa. La loro storia si intreccia con le vicende degli avversari politici e l’avanzata del movimento fascista e con quello che è stato la nascita lo sviluppo e il decadere della rivoluzione sovietica”.

L’anima del Pci è stata più moderna o più comunista/sovietica? Questo è il filone che sostiene il libro, secondo Lucia Annunziata: “Il libro di Sorgi riesce a far comprendere con il racconto, senza dare soluzione, questa doppia anima che ha sempre convissuto nel Partito comunista italiano, e probabilmente è anche la ragione per cui è stato uno dei partiti più longevi e anche più capace di produrre consenso nonostante tutte le sue crisi”, ha osservato la giornalista.

Il racconto di Quando c’erano i comunisti attraversa i decenni e i luoghi che hanno fatto da sfondo ai fatti e arriva sino a noi grazie anche al racconto cronachistico e le testimonianze di Massimo D'Alema, Piero Fassino, Paolo Gentiloni, Cesare Salvi, Walter Veltroni e Nicola Zingaretti.

Tutto, però, prende il via con quella che nel libro è solo l’appendice, come spiegato dall’autore, ossia dall’intervista che Mario Pendinelli fece ad Umberto Terracini, dirigente del Pci, nel 1981. “Abbiamo scritto un libro giornalistico di ricostruzione, più cronachistica che storica, e ci siamo convinti di una cosa. La nascita del Partito Comunista Italiano è legata alla nascita del giornale fondato da Gramsci, l’Ordine Nuovo, ancor di più che alla scissione di Livorno del 1921. Passa, cioè, dalla storia di un gruppo di quattro ventenni che assiste all’arrivo impetuoso di una ventata di modernizzazione a Torino, non la città più grande d’Italia ma quella in cui improvvisamente prendono vita la fabbrica, la catena di montaggio e soprattutto quel meccanismo del capitalismo per cui una persona che è stata povera può trasformare la propria condizione economica. Gramsci lo vede e pensa che tutto questo sia un valore, che la fabbrica non vada distrutta. Il senatore Agnelli avrebbe dovuto ascoltare questi giovani e consentire che, la fabbrica prima, e poi la stessa società fosse governata da organismi che dovevano tenere ben presente la classe operaia. Ma sappiamo che naturalmente non avvenne.

Il libro sostiene una tesi diversa da tutti quelli pubblicati su questo tema e in occasione del centenario: siamo infatti convinti che il Partito comunista non nasca rivoluzionario, che la storia del Pci sia una storia democratica sin dall’inizio, una storia social democratica e non rivoluzionaria, attenta alla fabbrica come valore. Abbiamo posto a tutti i nostri intervistati una domanda: ma cosa era in fondo il Pci? La risposta più calzante ce l’ha data Veltroni: era una comunità di persone per bene”.

Ma cosa resta, oggi, del partito comunista hanno chiesto all’autore gli studenti collegati in diretta Facebook. “Un pezzo di storia importantissima, – ha risposto Sorgi –Restano settanta anni di storia che comprendono l’uscita dal fascismo, la nascita della Repubblica, la scrittura della Costituzione italiana, il senso di responsabilità che accompagna il Pci nelle lotte dell’autunno caldo, l’esplosione del terrorismo, la tragedia di Moro. Tutti passaggi in cui il ruolo del Pci è fondamentale”.

Ma il libro di Sorgi e Pendinelli è stata anche un’occasione per affacciarsi sulle vicende più recenti. Dopo la fine del Pci, infatti, la storia scorre velocemente fino a giungere ai giorni nostri, ripercorre un tratto di storia recente, quello della crisi del 2008, soffermandosi su un uomo cardine della crisi economica: Sergio Marchionne, compianto amministratore delegato della Fiat, simbolo del cosiddetto ascensore sociale che gli permise di diventare l’uomo che salverà la Fiat dopo le lunghe trattative con Barack Obama che portarono all’acquisizione del gruppo Chrysler.

L’incontro si è trasformato in una lucida analisi storica delle crisi che hanno segnato i decenni: crisi di partito, crisi finanziaria, crisi delle istituzioni, finanche della democrazia, sino all’attuale crisi causata dalla pandemia.

I partiti dovrebbero cercare di ricostruirsi, oggi sono diventate macchine di propaganda che fanno campagna elettorale perenne, e non va bene che sia così – ha ammonito Sorgi - La fase attuale è complicata, all’ombra di questo governo probabilmente i partiti dovrebbero cercare di cambiare ma non mi sembra lo stiano facendo.

La sinistra mondiale e gli eredi del Pci oggi scelgono di fare una sinistra centrista, liberale, liberista. Vi è poi il grande tema delle certezze che si sgretolano. Tra la fine del ‘900 e gli inizi del secolo nuovo c’è una rottura, c’è come un’interruzione ed è la ragione per cui si parla del secolo scorso come il secolo breve. Questo in cui stiamo vivendo è il secolo della comunicazione e la stessa comunicazione sta ponendo problemi enormi alla democrazia, con la rete e la sua forma di esaltazione e esagitazione di informazioni non verificate”, ha osservato Sorgi.

Anche secondo Lucia Annunziata il tema della crisi delle istituzioni oggi si fa impellente: “Abbiamo sperimentato la crisi dei partiti, il liquefarsi del Parlamento, la crisi profonda di un istituzione fondamentale che era il Premier e che da dieci anni continua a essere figura espressa da patti più o meno politici. In Italia ci troviamo sull’orlo di una deriva presidenzialista, in cui il Presidente è diventato unico elemento attivo che ha consolidato il Paese nel corso delle sue ultime crisi. Ci troviamo nella coda lunga di un secolo breve ma dall’impatto evidente. Avremo davanti lunghi anni per smaltire tutto questo. Il Covid ha ratificato la crisi del secolo scorso, dopo la pandemia, però, vi sarà una esplosione pazzesca di possibilità”.

“Abbiamo bisogno di nuove generazioni che abbiano il coraggio di cambiare”: è questo l’auspicio del Rettore, Pierpaolo Limone. “Un po’ come i ventenni che un secolo fa hanno dato vita al Partito comunista, abbiamo bisogno di giovani che, studiando nelle biblioteche delle università, riescano a immaginare un nuovo futuro. E, soprattutto, che abbiano il coraggio di fare un salto oltre il baratro”.