Un approfondimento sulla politica americana a cura del Prof. Stefano Picciaredda, docente di Storia Contemporanea presso il Dipartimento di Studi Umanistici
Viene da chiedersi, parafrasando i versi della mitica Alabama di Neil Young (lp Harvest), “America, what’s going wrong?” Il 6 gennaio 2021 una bandiera confederale è stata fatta sventolare nelle solenni sale del Congresso. Per la prima volta: non ci era riuscito nemmeno il generale Lee durante la guerra civile del 1861-65. Allora, i sudisti confederati e secessionisti di dixieland si ribellavano agli unionisti del Nord decisi a porre fine al sistema schiavistico. Oggi, l’attacco al Congresso ha mobilitato diverse migliaia di bianchi, provenienti dal Sud e dal Midwest, in buona parte appartenenti ad autoproclamate “milizie”. Un termine, quest’ultimo, che noi europei associamo immediatamente al quadrante mediorientale, al Libano o ai combattenti kurdi. Ignorando le formazioni paramilitari degli Stati Uniti, espressione dei gruppi antigovernativi: nate negli anni ’90, diventano 131 nel 2007, 500 nel 2009, 1.360 nel 2012 (picco). Una galassia vasta e multiforme, difficile da controllare per gli apparati di intelligence, forte di connivenze e appoggi tra le forze dell’ordine, fondata sul secondo emendamento – il diritto per i singoli a possedere armi – e sulla ancestrale cultura dell’autodifesa del territorio. Realtà decisamente altra rispetto alla nostra, incentrata sul monopolio della forza da parte dello Stato. Come si spiega questa proliferazione?
C’è anzitutto da considerare il forte malessere di quelle aree e gruppi – bianchi, anglosassoni o germanici –provenienti dalle zone interne del paese, che hanno perso il tradizionale predominio e conoscono una crisi profonda, economica, sociale e “vocazionale”. Gli Usa non sono solo Big Tech e metropoli costiere. E la situazione economica non è così rosea come si potrebbe pensare. Il basso dato ufficiale sulla disoccupazione, pubblicato mensilmente e tanto atteso dalle borse nostrane, è parzialmente fuorviante: calcola solo quanti, nel mese precedente, si sono presentati a un centro per l’impiego. Ma la disoccupazione galoppa. Le crisi post 2007 e attuale, per la pandemia, mordono, e pesa lo smantellamento del manufatturiero dovuto alla delocalizzazione. Sono i temi di cui parla il recente Rinascita americana di Giovanna Pancheri e il film Elegia americana di Ron Howard.
Su questo si innesta, a partire dall’elezione di Obama nel 2008, la multiforme propaganda identitaria e cospirazionista, che vuole la nazione soppiantata da un movimento socialista mondiale, i cittadini disarmati e privati dei diritti fondamentali, i migranti invasori pedine del disegno di sostituzione che renderà i bianchi una minoranza sottomessa. Ecco allora sorgere gli Oath Keepers, i Three Percenters, i suprematisti, QAnon, pronti a scontrarsi con il movimento Black Lives Matters, e i (violenti) gruppi antifa. Un nuovo sistema di informazione simpatizza o è espressione diretta del mondo delle milizie, dal network Fox ai siti Breitbart News e Infowars. Tra i nemici additati il deep state, ovvero gli apparati, e la stessa Casa Bianca. Fino all’avvento di Trump, che ha calamitato e rianimato i soggetti sovranisti, tutti composti da “persone per bene” – come ha affermato –, e ha offerto loro l’obiettivo del MAGA. Per la nuova amministrazione Biden (composta in buona parte da tecnici: si vede che è la loro ora) la sfida del terrorismo interno è cruciale. Gli osservatori temono future avventure internazionali, intraprese per distrarre gli americani dalle preoccupazioni locali. Una cosa è certa: il non riconoscimento del risultato elettorale da parte di Trump ha costituito un esempio deleterio di fronte al mondo intero, specie per quei paesi – ve ne sono in tutti i continenti – in cui la democrazia è fragile, recente, e la tentazione di mantenersi al potere contro la volontà popolare e le scadenze prefissate è elevata. Il 6 gennaio, insomma, non è stato folklore. La potenza globale è in “piena tempesta” (Caracciolo). Vale la pena di seguirne l’evoluzione e trarne le dovute lezioni, ora che gli esiti del sovranismo si sono disvelati.