In occasione dell’Ottobre rosa, il mese dedicato alla prevenzione nella lotta al tumore al seno, numerose sono le iniziative che coinvolgono associazioni, enti, realtà ospedaliere, e in generale comuni di tutta Italia e del mondo. Lo scopo è lo stesso per tutti: sensibilizzare ponendo l’accento sull’importanza della prevenzione al fine di scongiurare una scoperta tardiva della malattia e favorire, al contrario, una diagnosi precoce, fondamentale per la sconfitta del tumore.
Tra le numerose iniziative, in occasione della Giornata Nazionale di sensibilizzazione sul tumore al seno metastatico prevista per mercoledì 13 ottobre, il Policlinico Riuniti di Foggia ha organizzato un evento celebrativo, durante il quale le volontarie hanno donato una pianta di ciclamino alle pazienti dell’Ambulatorio di Chirurgia Senologica e dei reparti di Radioterapia, di Oncologia medica universitaria e di Oncologia medica ospedaliera.
Per il mese di ottobre, gli ospedali di tutta Italia si tingono di rosa per ricordare all’unisono che non esiste un momento giusto per fare prevenzione, eseguendo gli esami di screening raccomandati, e che non è mai troppo presto per iniziare a prendersi cura della propria salute. Non solo effettuare i controlli di routine, ma anche mantenere uno stile di vita sano ed equilibrato sono gli imperativi che l’Ottobre rosa lancia a tutti, compresi i più giovani.
A questo proposito, la redazione di Unifgmag ha intervistato il prof. Matteo Landriscina, direttore del reparto di Oncologia medica e terapia biomolecolare a direzione universitaria del Policlinico Riuniti di Foggia e professore ordinario di Oncologia medica presso l’Università di Foggia.
La prima domanda risulta fondamentale in occasione di questa importante iniziativa che è l’Ottobre rosa. Quanto la prevenzione del tumore, in particolare di quello al seno, fa la differenza?
La prevenzione in oncologia è decisamente la prima arma per migliorare la sopravvivenza dei pazienti, in qualunque ambito. Nel caso del tumore alla mammella il discorso è ancora più importante perché, rispetto a questo tipo di tumore, abbiamo a disposizione strumenti e test diagnostici, come la mammografia, che permettono di identificare la malattia quando è ancora di piccolissime dimensioni. La diagnosi precoce apre le possibilità alla chirurgia radicale, definitiva e guaritiva, aiutando spesso anche a ridurre l’aggressività e l’entità degli altri trattamenti che seguono la chirurgia, ovvero sia di quelli farmacologici che di quelli radioterapici. La prevenzione, in sostanza, è la principale strada che ha portato a un impatto positivo sulla sopravvivenza delle donne con il tumore mammario.
Ha citato la mammografia come importante strumento diagnostico, ma quali sono le altre tecniche di prevenzione utilizzate?
Anche nella prevenzione è giusto parlare di ‘tecniche’, utilizzando il plurale. Infatti, tutti conoscono la mammografia, che è su vasta scala decisamente il test più utilizzato e appropriato, e che, insieme all’ecografia, offre migliori chance di identificazione del tumore, ma ci sono altri aspetti fondamentali da tenere in considerazione quando si parla di prevenzione. Nell’ambito del tumore della mammella abbiamo imparato che esistono situazioni in cui aumenta il rischio di sviluppare la malattia, come la presenza della mutazione dei geni BRCA1 e BRCA2. Nelle situazioni di familiarità e di predisposizione genetica, poiché il rischio di tumore è più elevato e l’insorgenza più precoce, la mammografia non è più sufficiente. La risonanza magnetica, ad esempio, va ad aumentare le possibilità di identificazione del tumore. La prevenzione, in sostanza, diventa sempre più personalizzata, adattandosi al profilo di rischio esistente per una specifica donna o per una specifica famiglia.
Ha risposto in parte anche alla mia terza domanda, infatti vorrei chiederle: perché anche per i giovani è importante fare prevenzione? Sicuramente la predisposizione genetica è un fattore di rischio che richiede ulteriore attenzione anche tra i giovani.
Se parliamo di prevenzione primaria, ovvero ciò che riguarda gli stili di vita e i relativi fattori di rischio, naturalmente il discorso va soprattutto rivolto ai giovani: non fumare, porre attenzione all’alimentazione, svolgere regolarmente attività fisica sono le indicazioni fondamentali. Quando parliamo di prevenzione secondaria, ovvero di ricerca di una diagnosi quanto più precoce possibile, questa va orientata a seconda dell’età. Il sottogruppo dei tumori familiari, quelli che si sviluppano per predisposizione genetica, come dicevamo prima, va ancor più monitorato perché, per questi soggetti, c’è un anticipo dell’insorgenza di circa 10 anni rispetto all’età media di sviluppo della popolazione generale.
In questo senso, risulta ancora più importante durante questo mese concentrarsi sull’argomento. Quali sono le iniziative che la città di Foggia e in particolare la realtà ospedaliera hanno previsto per sensibilizzare la cittadinanza sull’importanza della prevenzione?
Questo è un mese di sensibilizzazione, è l’occasione per far conoscere il problema e sottolineare la necessità di controllarsi periodicamente. Nel Policlinico Riuniti di Foggia esiste la “Breast Unit”, un’unità dove si incontrano diversi specialisti che si occupano del tumore della mammella, come chirurgo senologo, oncologo, radioterapista, anatomopatologo, psicologo, ecc. Si tratta del team che organizza i percorsi per le pazienti affette da tumore della mammella, garantendo assistenza medica e psicologica. Non lo sto citando a caso, perché è proprio nell’ambito dell’Ottobre rosa che la Breast Unit ha organizzato diverse giornate di sensibilizzazione rivolte anche e soprattutto alle varie associazioni delle donne. Queste non solo devono essere informate, ma anche, nel caso sviluppino la malattia, accompagnate durante il percorso terapeutico. L’approccio usato ovviamente è sempre quello multidisciplinare.
Indubbiamente durante la pandemia l’informazione e la sensibilizzazione su queste tematiche hanno incontrato più di un ostacolo.
Certamente, purtroppo la pandemia ha avuto un importante impatto sulla prevenzione. Il timore del contagio ha allontanato molte donne dagli esami di screening, per cui nei prossimi mesi o anni è atteso un incremento di casi di tumore della mammella in fase più avanzata. Oggi, quindi, è ancora più importante sensibilizzare le donne e incoraggiarle a controllarsi, effettuando la mammografia e gli altri esami di controllo. In quest'ottica, la vaccinazione assume un ulteriore significato nel mettere in sicurezza le persone e favorire un ritorno alle buone pratiche di prevenzione e, nello specifico, favorire l'accesso alla mammografia.
Concludiamo questa utile intervista con un messaggio positivo. Quanti e quali passi ha fatto la ricerca sul tumore al seno negli ultimi anni?
Ci sono stati numerosi progressi della ricerca sul tumore alla mammella. Oggi, quando parliamo di trattamenti innovativi di oncologia senologica ci riferiamo alla medicina di precisione. Questa consiste nell’utilizzo di trattamenti che non sono scelti in maniera empirica, ma sulla base del profilo molecolare: si procede rilevando alterazioni specifiche del tumore e utilizzando nuovi farmaci che agiscono su queste alterazioni, predisponendo così un trattamento ultra specifico. Questo è il paradigma principale che è stato sviluppato per il tumore della mammella, per il quale ormai sono stati individuati dei sottotipi molecolari, ovvero una vera e propria classificazione molecolare del tumore della mammella, che vanno trattati con farmaci selezionati. I farmaci non vengono più prescritti in maniera indipendente dal tipo di malattia, ma in modo molto puntuale e specializzato, sulla base di indagini diagnostiche molto specifiche: questa è la più grossa innovazione della ricerca degli ultimi 15 anni.