L'Università di Foggia è in prima linea per la lotta al Coronavirus. Sin dall'inizio della pandemia, l'Ateneo ha rivestito un ruolo importante nel campo della ricerca medico-scientifica schierando sul campo i suoi migliori docenti e ricercatori. I prossimi mesi potrebbero rivelarsi cruciali per una serie di sperimentazioni e di ricerche commissionate direttamente dallo Spallanzani di Roma. Il Policlinico Riuniti di Foggia, infatti, attraverso l’Unità operativa complessa di Malattie infettive diretta dalla Prof.ssa Teresa Santantonio è al lavoro per contrastare l’emergenza sanitaria su più fronti. A partire dalla prevenzione, con la sperimentazione e le inoculazioni del nuovo vaccino italiano Reithera supervisionato dall’équipe del Prof. Sergio Lo Caputo, fino alla ricerca delle possibili cure per la malattia.
Per provare a fare il punto delle delicate attività in atto e conoscere da vicino il lavoro dei medici ricercatori in questa nuova fase della pandemia, abbiamo intervistato la prof.ssa Teresa Santantonio, Direttore della Clinica di Malattie Infettive del Policlinico Riuniti di Foggia.
Presso il Policlinico Riuniti di Foggia è partito il protocollo che prevede la somministrazione di anticorpi monoclonali nei pazienti non ospedalizzati. Professoressa, ci spiega cosa sono e come funzionano?
Gli anticorpi monoclonali sono anticorpi prodotti in laboratorio che come gli anticorpi naturali si legano al virus SARS-CoV-2 e in particolare alla proteina Spike utilizzata dal virus per entrare nelle nostre cellule. In questo modo bloccando l’infezione di nuove cellule, gli anticorpi monoclonali contribuiscono a ridurre la quantità di virus presente nell’organismo e aiutano a guarire più velocemente. Si tratta di una nuova opzione terapeutica rivolta a soggetti adulti e agli adolescenti di età pari o superiore a 12 anni non ospedalizzati che, pur avendo una malattia lieve o moderata, presentano uno o più fattori di rischio per lo sviluppo di forme gravi di COVID-19. Pertanto, tale trattamento potrebbe servire a ridurre le probabilità di ospedalizzazione e di morte. Per questi soggetti a rischio attualmente non è disponibile alcun trattamento standard di provata efficacia.
Come vengono scelti i pazienti da sottoporre al trattamento?
I soggetti candidabili al trattamento con anticorpi monoclonali anti-COVID-19 sono selezionati dai Medici di Medicina Generale, dai Pediatri e dalle Unità Speciali di Continuità Assistenziale (USCA) in base ai fattori di rischio definiti dall’Agenzia Italiana del Farmaco (AIFA). La scheda con le caratteristiche del soggetto a rischio viene quindi inviata al centro prescrittore del Policlinico Riuniti (indirizzo mail monoclonalicovid@ospedaliriunitifoggia.it)che provvede alla richiesta dei farmaci e alla loro somministrazione.
Quali risultati state ottenendo?
I risultati finora ottenuti confermano i dati degli studi sperimentalipubblicati, ovvero la rapida guarigione senza la necessità di ricovero in ospedale a causa della progressione della malattia COVID-19.
Sono in corso numerosi studi sulla durata della risposta anticorpale nei soggetti che hanno contratto l’infezione da SARS-CoV-2. A oggi, in base alle nostre conoscenze, per quanto tempo un soggetto guarito può considerarsi protetto?
Studi iniziali condotti in pazienti COVID-19 guariti hanno mostrato che gli anticorpi neutralizzanti e i linfociti B e T di memoria persistono per almeno tre mesi. Lavori più recenti, con un periodo di osservazione più lungo, indicano che una immunità protettiva può persistere per sette o nove mesi dopo il COVID-19. Ulteriori studi sono in corso per chiarire la durata della protezione immune sia dopo infezione naturale che dopo vaccinazione anti-COVID-19.
L’unità operativa complessa di Malattie Infettive del Policlinico di Foggia è uno dei centri autorizzati dall’Istituto Spallanzani di Roma per la sperimentazione del nuovo vaccino italiano Reithera. Quanto dura la sperimentazione? Avete avuto molte richieste di volontari?
La sperimentazione è in corso. Sono stati arruolati in questa prima fase in tutta Italia 900 soggetti che hanno già ricevuto la prima dose di vaccino o placebo. Tutti i centri partecipanti, compreso il nostro, hanno ricevuto numerosissime richieste di partecipazione, pertanto in pochi giorni è stato completato l’arruolamento. Nel nostro centro sono stati arruolati 71 soggetti.
Per concludere, in Puglia, ad aprile prende il via la sperimentazione con un nuovo antivirale, sempre su pazienti non ospedalizzati. Cosa ci può dire al riguardo?
Il nostro centro è stato selezionato per uno studio sperimentale multicentrico di fase III sulla efficacia e sicurezza di un nuovo antivirale orale da utilizzare in pazienti non ospedalizzati con malattia COVID-19 lieve o moderata. Questo nuovo antivirale agisce bloccando la polimerasi virale, enzima indispensabile per la replicazione del virus. Somministrato nella fase precoce dell’infezione da SARS-CoV-2, potrebbe aiutare a ridurre la progressione della malattia e la necessità di ricoverare i pazienti in ospedale.
Teresa Santantonio, Direttore della Clinica di Malattie Infettive del Policlinico Riuniti di Foggia.