La professionalità foggiana in servizio in Uganda: uno specializzando Unifg in missione

La missione targata Unifg

Uganda
Francesca Romana Cicolella

Umberto Farina è il giovane specializzando di Foggia che ha scelto di mettere a disposizione la sua professionalità e le sue competenze per Medici con l’Africa Cuamm. Umberto, che frequenta il III anno di specializzazione in Igiene e Medicina preventiva, è partito a gennaio per Aber, Uganda.

Nata nel 1950, Medici con l’Africa Cuamm è la prima Ong in campo sanitario riconosciuta in Italia e la più grande organizzazione italiana per la promozione e la tutela della salute delle popolazioni africane. Realizza progetti a lungo termine in un’ottica di sviluppo, intervenendo con questo approccio anche in situazioni di emergenza, per garantire servizi di qualità accessibili a tutti. Oggi Medici con l’Africa Cuamm è impegnato in 8 paesi dell’Africa sub-Sahariana (Angola, Etiopia, Mozambico, Repubblica Centrafricana, Sierra Leone, Sud Sudan, Tanzania, Uganda) con oltre 4.500 operatori sul campo, di cui 230 italiani. Appoggia 23 ospedali e 80 distretti (per attività di sanità pubblica, assistenza materno-infantile, lotta all’Aids, alla tubercolosi e alla malaria).

L'Uganda è tra i paesi dell'Africa sub-sahariana che contribuiscono al maggior numero assoluto di morti materne e neonatali, che avvengono per lo più nei contesti rurali a risorse limitate e difficili da raggiungere. Con circa 6.000 morti materne all’anno, il tasso di mortalità materna (MMR) è tra i più alti al mondo. Le morti materne in Uganda sono spesso dovute a emorragia, ipertensione, sepsi, aborti non sicuri e altre cause indirette come malnutrizione, HIV, malaria, scarso utilizzo dei servizi sanitari, scarsa qualità delle cure, carenza di assistenza qualificata e fattori socioculturali ed economici. Il sistema sanitario, decentralizzato, è caratterizzato da strutture sanitarie classificate in sei livelli, che vanno dagli ospedali nazionali di riferimento, responsabili della fornitura di cure specialistiche, ai centri sanitari di livello II, responsabili della fornitura di servizi ambulatoriali, di prevenzione e promozione.

In questo contesto si inserisce l’azione di Medici con l’Africa Cuamm che in Uganda, come negli altri paesi in cui è presente, nell’ultimo anno ha lavorato intensamente per mettere in sicurezza gli ospedali e le comunità contro la Covid-19, che minaccia anche l’Africa e preoccupa per gli effetti secondari che genera. L’ospedale di Aber, una struttura privata no for profit parte del sistema sanitario governativo nel distretto di Oyam, a 280 km a nord di Kampala sulla strada Kampala-Lira, è il punto di riferimento per le emergenze ostetriche di una regione molto ampia e da quasi dieci anni assicura il parto assistito a migliaia di donne, nell’ambito del programma “Prima le mamme e i bambini. 1000 di questi giorni”, ma garantisce anche cure contro malaria, tubercolosi, HIV. I medici esperti di salute pubblica sono fondamentali per garantire un rapporto efficace tra ospedale e territorio, puntando sulla prevenzione, sulla formazione del personale e sulla sensibilizzazione delle comunità.

Obiettivo principale di questo progetto è, quindi, aumentare la copertura e migliorare la qualità dei servizi ostetrici e neonatali, aumentare il numero dei parti all’interno delle strutture sanitarie periferiche e concentrarsi, nell’ospedale di Aber, sui parti complicati e sulle emergenze ostetriche.
Gli interventi comprendono lo sviluppo delle competenze delle risorse umane attraverso attività di formazione, tutoraggio e supervisione supportativa. La supervisione supportativa è un processo volto a incrementare la qualità dei servizi sanitari e la soddisfazione della popolazione di riferimento. Consiste nel monitorare la performance attraverso linee guida ministeriali in relazione agli standard predefiniti, a misurare il gap tra la realtà osservata e il target richiesto, registrare lo status quo, condurre visite regolari di follow-up, osservare i trend nel tempo, fornire dati per informare i processi di decision- making, dare feed-back, controllare la realizzazione delle decisioni prese a livello centrale, formare il personale di pertinenza, nonché verificare che le capacità apprese siano applicate correttamente. È supportiva perché, osservando le azioni durante l’erogazione dei servizi sanitari, costituisce un’occasione di collaborazione dove i lavoratori supervisionati riferiscono in maniera onesta sul proprio operato e i supervisori danno un feedback e un orientamento per migliorare la qualità delle cure in un clima collaborativo volto a risolvere eventuali problematiche e migliorare le performance. Condotta in modo rispettoso, non autoritario, con la tecnica di comunicazione aperta a due vie, costituisce un’opportunità per sostenere lo spirito di gruppo, facilitare la risoluzione condivisa dei problemi e aiutare il personale nel miglioramento continuo della performance nel proprio lavoro. Durante le attività di supervisione supportiva svolte di routine nelle strutture sanitarie (Health Centers), vengono raccolti parametri di qualità, afferenti alle dimensioni di input (medicinali e attrezzature) e di output (componenti di cura erogati), per valutare la copertura efficace negli ambiti delle cure prenatali, dell’assistenza al parto e delle cure postnatali nel distretto. I dati vengono aggregati e presentati ai responsabili delle strutture sanitarie e a una commissione distrettuale, in un meeting trimestrale, in cui si evidenziano le varie performance dei centri di salute e ci si focalizza su quelle da migliorare.
Altri interventi del progetto sono: la distribuzione di voucher per il trasporto, per facilitare il raggiungimento delle unità sanitarie da parte delle persone vulnerabili; l'educazione alimentare, attuata anche con lezioni dimostrative di cucina, sia durante la gravidanza che per l'alimentazione del bambino appena nato; lo screening per malattie infettive (HIV/AIDS, tubercolosi, sifilide) e metaboliche come il diabete. Una volta nato il bambino, la promozione dell'allattamento al seno, il monitoraggio del suo peso e della sua crescita, compresa la gestione della malnutrizione, cronica e acuta.

«Credo che il medico abbia l’obbligo morale di garantire il diritto universale alla salute. In contesti come quello africano in cui questo diritto è ad appannaggio di pochi, il Cuamm risponde alla mia idea di cooperazione, quel “CON l’Africa” indica uno stile di affiancamento, condivisione e di inserimento in una realtà nuova senza stravolgerla, che condivido in pieno. – sottolinea ad Unifgmag Umberto Farina – Da questa esperienza, guidato da valori cristiani trasmessi dalla mia famiglia e dalle competenze maturate presso la Struttura di sede della mia Scuola, la S.C. Igiene Universitaria del Policlinico di Foggia, e presso la Direzione Sanitaria dell’E.E. Miulli, mi aspetto di crescere umanamente e professionalmente dando il mio contributo anche in Uganda. Ringrazio la mia famiglia, la mia fidanzata e tutti i miei amici per il sostegno che mi stanno dando, la Scuola di Specializzazione di Igiene di Foggia e il Cuamm per l’opportunità datami».

Gli altri progetti messi in atto da Medici con l’Africa Cuamm nel distretto di Oyam che coinvolgono Umberto sono:

  • Dont’ stop me now - progetto adolescenti: programma di educazione sanitaria e sessuale negli adolescenti. Per aumentare la consapevolezza delle ragazze sui rischi della gravidanza precoce e per migliorare la domanda e quindi l'accesso delle adolescenti ai servizi socio-sanitari, il progetto sostiene: la formazione di peer educator, che possono accompagnare le loro coetanee gravide durante il processo di gestazione; sensibilizzazione e informazione della comunità attraverso il coinvolgimento di community healthworker e campagne via radio. Infine, per un aiuto nel fornire un sostegno integrato con gli adolescenti, l’iniziativa mira a mappare i servizi disponibili nel quartiere e creare un numero di emergenza verde in grado di fornire orientamento e riferire agli opportuni centri (di sicurezza, educativi, economici) le ragazze in caso di necessità. Si propone di creare e predisporre spazi protetti, i cosidetti “Adolescent friendly spaces”, attraverso approcci che incoraggino la fruizione di tali servizi, come ad esempio i modelli peer-to-peer e Group Care. Grazie a questi spazi sicuri, i giovani della comunità avranno l'opportunità di riunirsi per condividere, ricevere educazione sanitaria, ottenere informazioni e counselling di salute riproduttiva. I centri sono pensati per offrire opportunità ricreative e saranno dotati di attrezzature sportive, giochi da tavolo e televisione, saranno animati da due assistenti sociali che assicureranno regolarmente la loro presenza, insieme agli educatori alla pari, formati dal progetto. 
  • Digitalizzazione ospedaliera: il progetto si propone di migliorare l'erogazione dei servizi sanitari ospedalieri attraverso la razionalizzazione della raccolta e dell'organizzazione dei dati clinici dei pazienti, integrando i diversi sistemi di gestione delle informazioni sanitarie. Persegue l’obiettivo di aumentare l’adozione da parte del personale sanitario e amministrativo delle pratiche e strumenti per l'identificazione dei problemi basata sulle evidenze, migliorare il processo decisionale sull'assistenza clinica, la pianificazione e la condivisione di informazioni con i partner coinvolti e permettere un follow up dei pazienti cronici.
  • UGANDA COVID-19 VACCINATION IMPLEMENTATION PLAN e EPI ( Expanded Programme of Immunization): progetto che ha come obiettivo quello di contribuire alla protezione contro la Covid-19 della popolazione maggiorenne e ridurre la mortalità infantile dovuta alla mancata copertura vaccinale completa EPI attraverso: programmi di vaccinazione mobile nelle aree remote (outreach programme) con sostegno dei team di operatori sanitari vaccinatori e mobilizzatori di villaggio; incentivazione delle vaccinazioni dei neonati tramite materiale stampato da affiggere nelle unità sanitarie e nelle stazioni di vaccinazione di villaggio (outreach post), e spot radiofonici nelle emittenti locali. 

Nel corso della campagna di vaccinazione contro la Covid-19, seconda dose, contribuire al piano distrettuale tramite supporto logistico (15 hubs outreach da raggiungere con autoveicoli CUAMM) in aree remote e raccolta dei dati.

  • “ERASE – Rise against malaria project – Supporto alla prevenzione, diagnosi e trattamento della malaria nel contesto della pandemia di Covid19”: il progetto, sostenuto dall’Agenzia Italiana per la Cooperazione allo Sviluppo, mira a rafforzare le pratiche di prevenzione e controllo della malaria, migliorando la qualità dei servizi di salute a livello di comunità e di strutture sanitarie, e in particolare rafforzando il coordinamento con le autorità sanitarie distrettuali per migliorare la qualità dei servizi di screening, trattamento e follow-up.
  • IMPULSE - Improving Quality and Use of Newborn Indicators: progetto in collaborazione con la London School of Hygiene & Tropical Medicine e supportato da Fondazione Chiesi. IMPULSE sarà implementato in 4 paesi: Tanzania, Uganda, Etiopia e Repubblica Centroafricana. La ricerca ha l’obiettivo di generare evidenze rispetto ai metodi e agli strumenti efficaci per migliorare la disponibilità, la qualità e l'uso dei dati in ambito neonatale in Africa sub-sahariana e, così facendo, di contribuire a migliorare la salute e il benessere dei neonati in quei contesti, in particolare i bambini piccoli e patologici, ricoverati nelle unità neonatali. Il target 3.2 dei Sustainable Development Goals (SDGs) è per tutti i paesi quello di ridurre la mortalità neonatale a non più di 12 su 1.000 nati vivi prima del 2030, senza “lasciare nessuno indietro”. Dati affidabili sono quindi necessari per accelerare le azioni in contesti ad alta mortalità, compresa l'Africa sub-sahariana, dove in base al trend attuale si prevede che alcuni paesi raggiungano il target 3.2 con più di 100 anni di ritardo.