Il PRIN - Progetti di Rilevante Interesse Nazionale - è il più importante bando emanato dal Ministero dell’Università e della Ricerca volto a finanziare la Ricerca di base. Università e istituzioni universitarie possono scegliere il numero e le idee progettuali da presentare. Tra i progetti vincitori dell'Università di Foggia, che quest'anno ha visto premiate sei idee di ricerca, c'è Glymphatic system: a new player in the gut-brain axis. Natural resources to maintain homeostasis.". La ricerca, afferente al Dipartimento di Medicina Clinica e Sperimentale, ha l'obiettivo di identificare nuovi target farmacologici nella cura di disordini neurodegenerativi, attraverso lo studio di un sistema recentemente scoperto nel nostro organismo, il sistema glinfatico.
A spiegarcene i dettagli, in un'intervista per Unifgmag, la prof.ssa Luigia Trabace, docente di farmacologia e responsabile di unità per il progetto.
Il Progetto “Glymphatic system: a new player in the gut-brain axis. Natural resources to maintain homeostasis” è risultato vincitore PRIN con una valutazione di 100/100. Un risultato importante che già da solo indica la portata del lavoro scientifico. Può spiegarci in cosa consiste il progetto e come è nata l’idea progettuale?
L’idea del progetto, altamente innovativo e scientificamente molto ambizioso, nasce da una fruttuosa collaborazione con alcuni atenei italiani, ormai consolidata negli anni, e dalla necessità di acquisire nuove competenze strumentali e sperimentali.
Il progetto ha l'obiettivo di identificare nuovi target farmacologici nella cura di disordini neurodegenerativi, attraverso lo studio di un sistema recentemente scoperto nel nostro organismo, il sistema glinfatico. Questo nuovo “organo”, che circonda il nostro cervello, funziona durante il sonno ed è in gran parte disimpegnato durante la veglia; sembra avere la funzione di eliminare i prodotti di scarto dal sistema nervoso centrale. Il bisogno biologico di dormire può, quindi, permettere al nostro cervello di entrare in uno stato di attività che consenta l'eliminazione dei rifiuti potenzialmente neurotossici prodotti.
Studi molto recenti indicano che la funzione glinfatica è soppressa in numerose condizioni patologiche, tra cui morbo di Alzheimer, ma anche trauma cranico e ictus. Sulla base della stretta relazione tra intestino e cervello, nel nostro progetto cercheremo di studiare la inesplorata connessione fra tratto gastrointestinale e sistema glinfatico. Utilizzando metodiche integrate di precisione, tra cui alcuni modelli animali recentemente caratterizzati nello stabulario di Ateneo, microscopia a due fotoni e sofisticati sistemi di colture neuronali, cercheremo di fornire il nostro contributo alla comprensione di un nuovo sistema tanto complesso quanto affascinante.
Il progetto è già stato avviato. Come mai si è scelto di partire ancor prima di ricevere il finanziamento e a che punto della ricerca e delle sperimentazioni siamo ora?
Come dicevo, il progetto è estremamente “moderno” ed originale. Ha superato una valutazione stringente e selettiva, per cui ci si aspetta di ottenere risultati straordinari. In risposta al bando PRIN, nel settore LS (Scienze della Vita) sono stati presentati circa 1600 progetti, e tra questi sono stati finanziati solo 7 progetti nel campo della Farmacologia. Nel nostro settore, la competizione con gruppi di ricerca più grandi e più avvantaggiati del nostro (sia in termini di capitale umano che economico) è molto forte, e diventa necessario essere tanto rigorosi e scientificamente scrupolosi, quanto rapidi e metodologicamente affidabili.
Per questo, in accordo con tutti gli atenei coinvolti in questo progetto, abbiamo deciso di non aspettare di ricevere il finanziamento e, grazie ad alcune possibilità finanziarie che avevamo a disposizione, abbiamo deciso di iniziare immediatamente l’attività sperimentale. Anche perché, quando le basi razionali di un progetto sono solide, la curiosità scientifica fatica ad attendere.
Quali passi avanti sarà possibile fare grazie al finanziamento?
Se la nostra ipotesi si rivelerà giusta, e se la sperimentazione non subirà intoppi, il nostro obbiettivo è quello di riuscire a dare una risposta in termini scientifici alla necessità di identificare nuovi target farmacologici per il trattamento di patologie che, ad oggi, sono orfane da un punto di vista di strumenti terapeutici.
Quali sono gli step successivi e quali importanti prospettive mediche dà una ricerca di questa portata?
Il progetto ha ricevuto un finanziamento che coprirà le spese previste in tre anni di sperimentazione. Se riusciremo ad ottenere risultati promettenti, ci auguriamo di riuscire a continuare la nostra attività che finora ci ha dato grandi soddisfazioni, come ad esempio il primo posto, nel nostro Ateneo, nella valutazione della ultima VQR (valutazione della qualità della ricerca). L’obbiettivo è quello di fare passi avanti nella conoscenza del sistema glinfatico, ma anche quello di ottenere un prodotto brevettabile che possa riportare il sistema glinfatico alterato al suo corretto funzionamento e, quindi, in altri termini, riuscire a caratterizzare un nuovo farmaco per patologie invalidanti, come ad esempio il morbo di Alzheimer.
Siamo molto felici per questo risultato, a dimostrazione del fatto che anche in un ateneo piccolo come il nostro si può fare ricerca di qualità. Siamo grati al nostro Magnifico Rettore e a tutte le persone che compongono la nostra comunità accademica, perché dietro un progetto approvato in realtà non c’è solo il lavoro di noi ricercatori, ma di tutti coloro che ci hanno messo nelle condizioni di poter raggiungere tale traguardo.