In periodo pandemico ci sono stati grossi cambiamenti nella vita di tutti i giorni che sicuramente hanno influito sullo stile di vita e lo stato di salute. Per sapere quali accorgimenti potrebbero essere messi in atto per migliorare le proprie abitudini abbiamo intervistato il Prof. Giovanni Messina, docente di Fisiologia presso il Dipartimento di Medicina Clinica e Sperimentale dell'Università di Foggia, Dirigente Medico di I Livello presso la SSD di Medicina dello Sport dell’Azienda Ospedaliera-Universitaria “Ospedali Riuniti” di Foggia e Delegato del Rettore dell’Università di Foggia in materia di “Terza Missione e Trasferimento Tecnologico”.
Tra i numerosi cambiamenti attuati durante il periodo pandemico c'è la DAD che ha costretto molti studenti a trascorrere giornate intere seduti alla scrivania. A ciò si aggiunge la chiusura di centri sportivi e palestre che hanno impedito di svolgere un'attività fisica adeguata.
Quali consigli può fornire in merito a tale situazione? Quali potrebbero essere dei cambiamenti da mettere in atto e che migliorerebbero l'attuale stile di vita? Ha particolari consigli sull'alimentazione da seguire?
Le misure di distanziamento sociale hanno senza dubbio modificato lo stile di vita di tutti noi, incidendo in modo significativo sul benessere psicofisico dei cittadini. L’attività fisica, insieme a una corretta alimentazione, è alla base del benessere dell’individuo, grazie agli effetti benefici che apporta all’ apparato muscolo-scheletrico, cardiovascolare e respiratorio, ecc. Sicuramente, durante questo periodo di pandemia, risulta difficile allenarsi e mantenere uno stile di vita sano. Si dovrebbe cercare di seguire una dieta quanto più equilibrata possibile, evitando di mangiare per noia, introducendo elevate concentrazioni di zuccheri semplici e acidi grassi saturi (dolci e patatine). Durante questo periodo, bisognerebbe adottare regimi dietetici equilibrati, programmando i vari pasti e cercando di variare la dieta quanto più varia possibile. Per quanto riguarda l’attività fisica, bisognerebbe cercare di svolgere attività aerobica (anche semplicemente passeggiate a passo svelto) all’aperto, se si ha la possibilità, oppure reinventarsi con attività indoor, aiutandosi anche con video-tutorial da internet, naturalmente programmata in relazione alle proprie condizioni di allenamento al fine di evitare un over-training. Inoltre andrebbero programmate delle pause attive durante lo smart working: piccoli accorgimenti come salire le scale a piedi o evitare di prendere l’auto in città limiterebbero, infine, l’incremento ponderale.
Ci sono state molte teorie controverse su alcuni micro e macronutrienti che in questo periodo potrebbero aiutare a contrastare l'infezione da SARS-CoV-2. Basti pensare alle tesi secondo cui la presunta introduzione di vitamina D, capperi, cipolla rossa o radicchio potrebbe aiutare a contrastare tale virus.
Ci sono delle evidenze scientifiche che accertano tali tesi? Quale potrebbe essere un'alimentazione consigliabile per rinforzare il sistema immunitario o per fronteggiare al meglio l'infezione da SARS-CoV-2?
In uno degli ultimi lavori pubblicati dal gruppo di ricerca che mi onoro di coordinare (https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pmc/articles/PMC7247152/pdf/ijms-21-03104.pdf), abbiamo riportato che importanti meccanismi della risposta immunitaria sono influenzati dalla nutrizione e in particolare dagli acidi grassi omega 3 e omega 6 che ritroviamo in alimenti quali pesce e olio d’oliva. Infatti durante un’infezione batterica e/o virale gli acidi grassi omega 3 e 6 sono capaci di mettere in atto il reclutamento delle cellule dell’immunità e di regolare la risposta infiammatoria. In particolar modo hanno attività antiinfiammatoria e giocano un ruolo importante nella risoluzione dell’infiammazione. È stato dimostrato che un supplemento di omega 3 e omega 6 in pazienti affetti da polmonite acuta ha avuto effetti benefici nell’outcome della malattia. Per quanto concerne il ruolo della vitamina D, una sua assunzione potrebbe giocare un ruolo importante nel management del COVID-19, considerato che essa è anche implicata nella downregolazione della produzione di importanti citochine pro-infiammatorie coinvolte nel cosiddetto "cytokine storm" generati dal SARS-COV-2. Tuttavia è bene precisare che dovrebbero essere condotti ulteriori studi al fine di produrre dati conclusivi sul ruolo della “dietary supplementation” nei pazienti COVID-19.
È stato visto come l’obesità possa contribuire allo sviluppo di complicanze in soggetti affetti da COVID. È un’osservazione corretta? Qual è, dunque, la relazione che intercorre tra obesità e COVID?
Uno dei momenti critici del management del paziente COVID è il momento in cui si verifica la “cascata citochinica”. È indubbio che tutti i fattori pro-infiammatori sono up-regolati in risposta ad un danno tissutale e/o infezione virale. A livello polmonare, durante un’infezione virale, il reclutamento di cellule dell’immunità innata e adattativa è influenzato dalla presenza di queste citochine. Inoltre, le stesse creano un pathway di comunicazione tra il tessuto adiposo e il sistema polmonare che spiega il coinvolgimento del tessuto adiposo in numerose patologie polmonari come la broncopatia cronica ostruttiva e il cancro. Proprio attraverso la produzione di citochine infiammatorie e di adipocitochine il tessuto adiposo partecipa alla regolazione di vari processi fisiopatologici in molti organi e tessuti e in particolare nel polmone. Sappiamo che il tessuto adiposo di un soggetto in sovrappeso o obeso produrrà più citochine pro-infiammaotorie come IL-6 e TNF-a e meno citochine e adipocitochine con azione anti-infiammatoria. Per questo è importantissimo nell’instaurarsi dell’infezione da SARS-COV-2 anche lo stato fisiologico dell’ospite e quindi anche la dieta ha un ruolo fondamentale. Se il soggetto ospitante è caratterizzato da un’infiammazione cronica come avviene negli obesi o in soggetti con malattie pregresse, il virus avrà più facilmente un terreno fertile per attecchire e replicarsi, causando anche un decorso peggiore della malattia. Sicuramente, la dieta svolge un ruolo fondamentale e come sappiamo è una delle migliori e più rapide strategie epigenetiche. Una dieta adeguata come quella mediterranea in cui vengono privilegiati cibi ricchi di omega 3 e omega 6, ha un ruolo importante nel ridurre l’infiammazione e quindi nell’outcome della malattia e nella prevenzione delle infezioni da Coro.
*Studentessa di Scienze Mediche e Chirurgiche