L’attuale pandemia ha impattato profondamente sulle vite di tutti i cittadini, ma in particolare su quelle dei pazienti più fragili, esponendoli al rischio di sviluppare forme più gravi di malattia da COVID-19. In questa categoria di pazienti rientrano sicuramente i portatori di trapianto renale che, per effetto delle terapie immunosoppressive anti-rigetto, sono più esposti al rischio infettivo. Sin da subito le principali società scientifiche trapiantologiche europee ed internazionali hanno raccomandato di inserire questi pazienti in programmi prioritari di vaccinazione anti-COVID-19, pur consapevoli del rischio di ottenere un grado di protezione inferiore alla popolazione generale. Infatti, la terapia immunosoppressiva, utile a prevenire il rigetto dell’organo trapiantato, gioca un ruolo rilevante nell’interferire con lo sviluppo di una risposta inefficace alla vaccinazione anti-COVID-19.
Partendo da questi presupposti, un gruppo di ricercatori dell’Università di Foggia, coordinati dal prof. Giovanni Stallone, Direttore della UO di Nefrologia del Policlinico “Riuniti”, ha reclutato 132 pazienti trapiantati di rene sottoposti a vaccinazione anti-COVID-19 e ne ha valutato la risposta immunologica anticorpale e cellulo-mediata dopo un ciclo completo di vaccinazione anti-COVID-19 in relazione ai differenti protocolli immunosoppressivi adottati.
Il lavoro, appena pubblicato su American Journal of Transplantation, la più importante rivista trapiantologica al mondo, dimostra come i pazienti in terapia con farmaci inibitori di mTor hanno mostrato una risposta più efficace ad un ciclo completo di vaccinazione anti-COVID-19, rispetto ai pazienti in terapia con altri farmaci immunosoppressivi.
Come spiega il dott. Giuseppe Stefano Netti, primo autore dello studio “i pazienti trapiantati in terapia con farmaci inibitori di mTor hanno mostrato un più alto titolo di anticorpi neutralizzanti ed una più efficace risposta cellulo-mediato contro il virus SARS-CoV-2”.
Secondo il prof. Stallone, “i dati di questo studio dischiudono prospettive promettenti per l’ottimizzazione della terapia immunosoppressiva dei pazienti trapiantati e per la gestione clinica di questi pazienti in corso di pandemia”.
La prof.ssa Elena Ranieri, Ordinario di Patologia Clinica Unifg, sottolinea, infine, come “l’utilizzo di approcci diagnostici innovativi, implementato in questo studio, consentirà di monitorare la risposta immune ai vaccini anti-COVID-19 non solo in questi pazienti, ma anche in altri gruppi di pazienti fragili”.
Lo studio, coordinato dal prof. Stallone, ha visto l’integrazione delle competenze di diversi gruppi di ricerca, tra cui i nefrologi clinici guidati dalla dott.ssa Barbara Infante ed i patologi clinici diretti dalla prof.ssa Elena Ranieri. Inoltre si è avvalso delle collaborazione della UO di Nefrologia del Policlinico di Bari, diretta dal prof. Loreto Gesualdo, e della UO di Nefrologia del Policlinico di Milano, diretta dal prof. Giuseppe Castellano.