Uno dei capolavori di Stanley Kubrick per celebrare la Festa della Musica

L'iniziativa Unifg per la Festa della Musica

FESTA DELLA MUSICA
Tommaso Campagna

La Festa della Musica è nata in Francia nel 1982 e ha portato alla formalizzazione di una Festa europea della Musica, ogni 21 giugno, giorno del solstizio d'estate. L’obiettivo è di utilizzare il canale dell’arte musicale per avvicinare popoli e culture. L’Università di Foggia ha pensato di utilizzare il proprio cineclub universitario per avvicinare i propri studenti alla comprensione dell’importanza della musica nell’arte cinematografica. A tal proposito ha programmato la visione del film “Barry Lyndon”, capolavoro del 1975 di Stanley Kubrick alle ore 16,00 del 21 giugno nell’Aula Magna Valeria Spada. 

Il film è tratto dalla prima opera letteraria di William Makepeace Thackeray, autore ottocentesco maggiormente conosciuto per altre opere come “La fiera della vanità” già portato al cinema da Robert Mamoulian con il film “Becky Sharp”.
E’ il dramma-farsa di Redmond Barry, irlandese, individuo vanaglorioso, di non particolare intelligenza, coraggioso e con forti ambizioni, ma tendente sempre a fare il passo più lungo della gamba. Siamo nel pieno della guerra dei sette anni, quella guerra che Winston Churchill definì, non a torto, la prima vera guerra mondiale perché interessò tutte le grandi potenze di quel tempo: da una parte il Regno di Gran Bretagna, il Regno di Prussia, Elettorato di Hannover, altri Stati minori della Germania nord-occidentale e, dal 1762, il Regno del Portogallo; dall'altro lato, la coalizione composta da Regno di Francia, Monarchia asburgica, Sacro Romano Impero (principalmente l'Elettorato di Sassonia, mentre il coinvolgimento degli altri Stati dell'impero fu minimo), Impero russo, Svezia e, dal 1762, Spagna. L’esito del conflitto fu l’affermarsi del dominio britannico nell’America settentrionale con la conquista del Canada e il definitivo abbandono dei francesi delle aspirazioni colonialiste in quelle terre. Ma, soprattutto, al termine della guerra, si affermò una nuova potenza europea, la Prussia. Redmond Barry passerà, tra un duello e l’altro (se ne contano sette, tra armi bianche, armi da fuoco o con il semplice uso delle mani) e molto disinvoltamente, dall’esercito inglese a quello prussiano.

Se il dramma-farsa di Thackeray è raccontato in prima persona dallo stesso protagonista e con largo impiego di parole per descrivere ambienti e situazioni, Kubrick sceglie la strada di asciugare i dialoghi. Lo stesso racconto, che nel libro è fatto direttamente dal protagonista, si tramuta in una narrazione in terza persona (da uno straordinario attore di teatro come Sir Michael Murray Hordern - per inciso, nel doppiaggio italiano, questo compito sarà affidato a Romolo Valli). Il film, costato 11 milioni di dollari, risulterà un flop commerciale ma diede alla Warner Bros ben quattro oscar:  miglior fotografia (John Alcott), miglior scenografia (Ken Adam), migliori costumi (la nostra Milena Canonero e Ulla-Britt Soderlund) e miglior adattamento musicale (Leonard Rosenman). 

E’ proprio per questo adattamento musicale che abbiamo scelto questo film in una giornata come questa. Il lavoro fatto da Rosenman sulle composizioni di Haendel, Vivaldi, Paisiello, Mozart e lo stesso re di Prussia Federico il Grande con la sua “Hohenfriedberger Marsch” e il lavoro fatto dai Chieftains con il folk irlandese, sono mirabili. Ma soprattutto il film rimane impresso nelle menti degli spettatori e delle spettatrici per l’impiego del celebre Trio in mi bemolle maggiore op.100 di Schubert, l’unica composizione, non settecentesca, ma appartenente al secolo in cui Thackeray dette vita al suo primo romanzo.
Kubrick era un maniaco della perfezione. Sono celebri le idiosincrasie di Luchino Visconti per tutto ciò che non fosse ‘vero’ sulla scena. Kubrick, forse, è anche più draconiano. Cura tutto personalmente, dalla fotografia alla preparazione dei costumi. Gli abiti di scena non sono costumi ma veri e propri pezzi di antiquariato. Esigeva che anche tutto ciò che attori e comparse portavano, sotto gli abiti di scena, fosse vero perché, diceva, se cosi non fosse cambierebbe anche il loro portamento e non sarebbe più quello di un gentiluomo o di una lady del settecento. Utilizzerà solo luci naturali, ci sono scene illuminate da una sola candela, e il film è giustamente famoso anche per le ottiche che erano state progettate dalla Nasa per fotografare lo spazio in condizioni di scarsa luminosità.
E poi l’amore per l’arte. Kubrick studiò intensamente le opere di Hogarth, Gainsborough, Constable, Reynolds, Chardin, La Tour, Longhi. E tutto ciò rende Barry Lyndon quel capolavoro inimitabile. L’opera cinematografica che riproduce fedelmente, più fedelmente di quanto mai sia stato fatto e mai si farà, il settecento.   

Ne parleremo il 21 giugno 2022 alle ore 16,00 unitamente alla prof.ssa Lucia Perrone Capano, direttrice del Centro Linguistico di Ateneo, al prof. Michele Russo, titolare di corsi per la preparazione alla certificazione di lingua inglese presso il CLA, al prof. Giovanni Messina, delegato rettorale alla terza missione, allo studente/musicista Francesco Salvato e commenteremo, alla fine, il film con il prof. Eusebio Ciccotti, docente di storia del cinema presso il Dipartimento di Studi Umanistici e il Maestro Francesco Mastromatteo del Conservatorio Umberto Giordano di Foggia.