«Ora vanno di moda le donne a raccontare le guerre. Io lo facevo quando non c’era nessun altra. Io credo che ci sia bisogno semplicemente di qualcuno che fa bene questo mestiere. È difficile. È difficile la verità. E quindi, vi prego, diffidate di chi inizia ogni discorso dicendo: “la verità è…”. Perché, se dice “la verità è”, mente. Nessuno sa qual è la verità. Noi possiamo solo tendere alla verità. Si fanno errori, si sbaglia, quindi la verità non c’è, ma si cerca tutta la vita».
Negando, giustamente, la differenza qualitativa nel mestiere di giornalista tra donne e uomini e individuando nell’identico impegno a fare bene il proprio lavoro il criterio di valutazione, una delle più importanti inviate di guerra e di cronaca nera italiane per RAI e Mediaset, la fiorentina Gabriella Simoni, venerdì 1° settembre ha ricevuto il Premio Nazionale di Giornalismo “Antonio Maglio” alla carriera trentennale. Il premio è stato assegnato ad Alezio nella piazza antistante il Museo archeologico messapico durante la cerimonia della XII Edizione del Premio nazionale di giornalismo “Antonio Maglio”, promosso dall’Associazione Maglio e dal Comune di Alezio con il patrocinio dell’Ordine dei Giornalisti e della Federazione della Stampa (qui il comunicato ufficiale dell’Ordine: https://www.odg.it/ad-antonio-crispino-il-premio-maglio-2023-premio-alla-carriera-a-gabriella-simoni/52212).
La serata di premiazione è stata condotta dal giornalista Marcello Favale con garbo, competenza e rispetto dei tempi ed è stata aperta dal presidente dell’Associazione Maglio, Adelmo Gaetani, che ha portato anche i saluti del presidente emerito, l’onorevole Giacinto Urso; sono seguiti interventi del sindaco di Alezio, Andrea Barone, e delle altre autorità presenti.
Durante la serata sono state più volte evocate le due qualità più caratteristiche di Antonio Maglio, giornalista internazionale originario del piccolo comune salentino che vanta un’alta tradizione artistica, dall’archeologia messapica alla storia dell’arte dal Medioevo al Seicento racchiusa nel Santuario di Santa Maria della Lizza. Maglio è stato ricordato per la visionarietà, che lo portò a fondare il quotidiano che oggi è diventato il “Nuovo Quotidiano di Puglia”, e la capacità rara di essere dinamico per tutta la vita, che lo indusse a trasferirsi a Toronto per dirigere il “Corriere canadese”, poi a Udine, poi in Inghilterra dove morì, dopo avere studiato e operato a Portogruaro, Gallipoli, Roma, Lecce. Perciò il Premio Nazionale a lui intitolato è ormai da anni tra i riconoscimenti di maggiore rilievo per la scrittura giornalistica in Italia.
Anche per via della vastità di interessi e per la vivace curiosità del giornalista al quale il Premio è intitolato, sono stati assegnati riconoscimenti speciali a personalità attive nell’ambito della stampa, dell’imprenditoria e della cultura. Targhe Speciali hanno ricevuto RAFFAELE LORUSSO (segretario generale della FNSI dal febbraio 2015 al febbraio 2023 e ora responsabile dei Rapporti Internazionali della Federazione della Stampa) e GIANFRANCO SUMMO (vicepresidente vicario di Casagit Salute aperta a tutte le categorie professionali, non solo ai giornalisti). Per la Sezione Comunicare il Salento è stato assegnato un Riconoscimento Speciale all’imprenditore ANTONIO FILOGRANA SERGIO, che nel settore calzaturiero ha seguito è innovato le radici di aziende che caratterizzano la storia industriale di Casarano, come Filanto. Filograna Sergio ha collocato la sua “Leo Shoes” ai vertici del mercato del lusso mondiale grazie alla ideazione e confezione di scarpe per le più famose case di moda: quanti di voi sanno che a Casarano si producono le scarpe Ferragamo, Valentino, Louboutin, Golden Goose, Dior, Chanel? (Durante la cerimonia ero seduta tra Gabriella Simoni e Filograna. Simoni e io ci siamo divertite a scherzare sulle scarpe che indossavamo con Filograna, seduto accanto a me: la mia autoironia si è estrinsecata particolarmente, dato che indossavo un paio di slingback bicolore, comprate in un buon negozio milanese, che imitavano il modello delle Chanel originali prodotte dal bravo imprenditore).
Per la sezione del Premio “I Giovani Comunicano”, la giuria ha assegnato un riconoscimento all’ISTITUTO COMPRENSIVO DI ALEZIO che ha presentato il cortometraggio Terramara, classificato al secondo posto tra le scuole finaliste del concorso “Cinemozioni Generazioni don Milani” e al primo posto, Sezione sociale, del Concorso nazionale dei film brevi “Corto Fiction” di Chianciano Terme. Il cortometraggio tratta il tema dello smaltimento illecito dei rifiuti. Si è trattato di una proiezione suggestiva e lodevole anche perché il cortometraggio è il risultato del lavoro di squadra tra professori, studenti (che hanno girato il corto in meno di una settimana e che si sono detti propensi a ripetere un’esperienza simile) ed esperti.
Il primo premio è stato assegnato all’inchiesta condotta sotto copertura Utero in affitto, il business di un’agenzia Usa: catalogo per scegliere l’etnia dei bimbi, tour in Italia e pacchetti fino a 200mila euro, pubblicata il 27 marzo 2023 sul «Il Messaggero» dal vice caporedattore del giornale, Antonio Crispino, quarantacinquenne napoletano già attivo presso il «Corriere della Sera”, Mediaset e RAI. Più volte premiato come “Giornalista dell’anno” dall’Unione Nazionale Cronisti Italiani, nel 2012 ha ricevuto il Premio “Giancarlo Siani” dedicato al giornalista de «Il Mattino» ucciso dalla camorra (al quale il compianto attore Libero De Rienzo diretto da Marco Risi dedicò una delle sue più riuscite interpretazioni nel film Fortapàsc) e nel 2019 il Premio Piersanti Mattarella. Crispino non è nuovo a lavori come quello premiato: come ha raccontato la stessa Gabriella Simoni durante la propria premiazione, da giovane Crispino fu suo fidato collaboratore per una rischiosa inchiesta sulla pedofilia nella chiesa cattolica.
Due inchieste di particolare esemplarità nazionale a partire da casi locali che, purtroppo, possono verificarsi ovunque hanno guadagnato ex aequo il secondo premio. GIANMARCO DI NAPOLI ha scritto con acume e forza di malasanità pubblica nell’articolo La morte di Viviana apre la strada all’Operazione Primavera della sanità su «IL7 Magazine» del 31 marzo 2023; ANNA MANUELA VINCENT si è occupata con entusiasmo di L’importanza di difendere e tutelare le coste per «Atlante», magazine della Treccani, il 20 settembre 2022.
In un contesto così variegato e ricco di impegno su più fronti per la società, sono stata particolarmente onorata di essere stata invitata alla cerimonia per ritirare una Menzione speciale per la mia attività giornalistica divulgativa nella rubrica Per capire l’arte ci vuole una sedia che dal dicembre 2021 tengo sul giornale online «Bee magazine» diretto da Mario Nanni. Per la Menzione speciale la giuria ha scelto l’articolo Storie dell’arte e donne istruite. Libri, film, maestre e maestri, opere d’arte per cittadine indipendenti, pubblicato il 15 settembre 2022 e riguardante l’importanza dei libri, del cinema, del teatro e dell’istruzione pubblica soprattutto per le giovani donne nell’Italia odierna a partire dalla mia esperienza di bambina e poi adolescente appassionata, diventata storica dell’arte grazie a una famiglia proletaria che mi permetteva di mettere al primo posto nel bilancio i libri, il cinema, il teatro, la musica (e la buona televisione), e poi ai migliori insegnanti in circolazione durante la formazione universitaria e dottorale (perché bisogna anche essere fortunati a nascere nell’epoca giusta…!). Nell’articolo davo spazio anche al ruolo civile che tradizionalmente i conoscitori e gli storici dell’arte italiani hanno attribuito alla divulgazione del patrimonio culturale materiale e immateriale sui media, da Roberto Longhi a Giuliano Briganti, da Federico Zeri a Salvatore Settis fino a Tomaso Montanari (qui il link all’articolo: https://beemagazine.it/storie- dellarte-e-donne-istruite-libri-film-maestre-e-maestri-opere-darte-per-cittadine-indipendenti/ ).
Il valore principale di un premio è che, quando lo si riceve, si ricorda che il vero premio per chi fa mestieri intellettuali e creativi è il proprio lavoro (come mi ha scritto un amico che di lavoro intellettuale e creativo di altissima qualità, e di premi anche eccellenti, se ne intende).
Nel mio settore disciplinare occuparsi del mondo in cui viviamo attraverso la lente della storia dell’arte è una tradizione che si traduce in impegno civile; non è un vezzo o una ricerca di notorietà effimera, come spesso un pubblico che non è tenuto a sapere tutto può ingenuamente credere quando vede all’opera in tv politici di professione che si atteggiano da decenni a storici dell’arte e che sono magari “solo” buoni conoscitori laureati in filosofia che non hanno mai lavorato abbastanza per sostenere concorsi accademici.
La ricerca dei fatti che, ricomposti, offrono un’idea che sia il più vicina possibile alla verità unisce l’impegno dei bravi giornalisti d’inchiesta e quello degli intellettuali (qualunque significato assuma oggi questa parola). L’impegno dei giornalisti e degli storici dell’arte a stare nel proprio tempo usando le fonti per avvicinarsi alla verità accomuna due mestieri contigui, se ben fatti.
Tomaso Montanari, storico dell’arte normalista della scuola di Paola Barocchi, come me, e oggi rettore dell’Università per stranieri di Siena, ha concluso il suo recente articolo di analisi e denuncia Io sono (e resto) Giorgia (uscito su «Il Fatto Quotidiano» e poi sul blog «Volere la luna» qui: https://volerelaluna.it/in-primo-piano/2023/08/30/io-sono-e-resto-giorgia/) con un monito che, a ben guardare, non è poi così distante dalle parole su verità, menzogna ed etica dei nostri mestieri pronunciate da Gabriella Simoni venerdì scorso:
«Per chi studia, legge, scrive sui giornali senza padroni, missioni o doppi fini, l’unica tattica è cercare di dire la verità: e “la verità spiacevole, nella maggior parte dei luoghi, è di solito che ti stanno mentendo. E il ruolo dell’intellettuale è tirar fuori la verità. Tirar fuori la verità, e poi spiegare perché è proprio la verità” (Tony Judt)».