Negli ultimi decenni, il tema della disuguaglianza nella longevità ha assunto un ruolo sempre più centrale nel dibattito sulla salute pubblica, riflettendo l'attenzione crescente verso le differenze nell'aspettativa di vita e nella qualità della vita tra diverse popolazioni. Questo fenomeno è particolarmente evidente nel contesto delle disparità tra paesi e all'interno degli stessi, dove la mortalità varia significativamente in base a fattori socio-economici e geografici. Un esempio emblematico di questa dinamica è emerso durante la pandemia di COVID-19, che ha messo in luce come le disuguaglianze sociali possano esacerbare gli effetti negativi di eventi globali, con una mortalità sensibilmente più alta tra le fasce meno abbienti della popolazione.
A livello nazionale, anche l'Italia mostra segnali evidenti di disuguaglianza nella longevità, con differenze marcate nell'aspettativa di vita tra le regioni del Nord e quelle del Sud. Questa disparità territoriale sottolinea l'importanza di strumenti adeguati per misurare e comprendere meglio la disuguaglianza nella durata della vita, al fine di poter attuare politiche più mirate ed efficaci.
In risposta a questa esigenza, è stato recentemente introdotto un nuovo e innovativo strumento di analisi: l’Average Uneven Mortality (AUM) index. Sviluppato da Marco Bonetti, direttore del Dondena Centre for Research on Social Dynamics and Public Policy dell’Università Bocconi, insieme ai coautori Ugofilippo Basellini del Max Planck Institute for Demographic Research e Andrea Nigri dell’Università di Foggia, l'indice AUM si propone come una misura avanzata per l'analisi delle disuguaglianze nella mortalità.
L'indice AUM si basa sulla correlazione tra il tempo alla morte e la funzione di rischio cumulativo, offrendo un'analisi precisa e comparabile delle disuguaglianze nella mortalità tra diverse popolazioni e periodi temporali. Secondo Bonetti, l'indice AUM rappresenta “un nuovo strumento per comprendere meglio i modelli di mortalità e la disuguaglianza nella longevità”, permettendo confronti significativi tra paesi e nel tempo, e facilitando l'identificazione delle tendenze nella salute delle popolazioni.
In uno studio dettagliato intitolato “The Average Uneven Mortality index: Building on the ‘e-dagger’ measure of lifespan inequality“, pubblicato su Demographic Research, Bonetti e i suoi coautori descrivono l'indice AUM come un indicatore innovativo e normato, il cui valore oscilla tra 0 e 1. L'indice raggiunge il valore massimo di 1 solo in presenza di un tasso di mortalità costante con l'età, rivelandosi uno strumento utile per identificare variazioni nella mortalità all'interno delle popolazioni.
Un aspetto particolarmente interessante dell'indice AUM è la sua capacità di tracciare l'evoluzione delle disuguaglianze nella longevità nel corso del tempo. Utilizzando i dati del Human Mortality Database, gli autori hanno osservato che l'AUM alla nascita ha registrato un calo fino agli anni '50, per poi invertire la tendenza e aumentare negli anni successivi. Questo cambiamento rispecchia i miglioramenti significativi nella sopravvivenza infantile e nella riduzione della mortalità tra gli anziani, influenzati dalle trasformazioni socio-sanitarie avvenute nel corso del XX secolo.
La normalizzazione dell'indice AUM offre un vantaggio notevole rispetto ad altre misure di disuguaglianza nella longevità, permettendo confronti più accurati e facilitando l'analisi delle tendenze globali e locali nella salute delle popolazioni. Questa capacità di confronto non solo arricchisce la comprensione delle dinamiche demografiche, ma ha anche rilevanti implicazioni politiche e sociali, fornendo dati cruciali per l'elaborazione di politiche sanitarie più equità e sostenibili.