Finanziare progetti di ricerca liberamente proposti dalle università e promuovere e sviluppare azioni di sistema, favorendo le interazioni tra i diversi soggetti del sistema nazionale di ricerca pubblico e tra essi e gli altri organismi di ricerca pubblici e privati, nazionali o internazionali: sono questi i principali obiettivi del PRIN, il più importante bando emanato dal Ministero dell’Università e della Ricerca volto a finanziare la Ricerca di base. Progetti di Rilevante Interesse Nazionale sono quelli richiesti alle università e alle istituzioni universitarie, che possono scegliere sia le tematiche sia il numero di idee progettuali da presentare.
L’Università di Foggia, quest’anno, ha ricevuto il finanziamento per sei dei progetti presentati - di cui uno con il ruolo di coordinamento nazionale - potendo quindi vantare forme di finanziamento che permetteranno di fare ulteriori passi avanti in ogni ambito di ricerca scientifica.
Due sono i progetti afferenti all’area economica che hanno ricevuto il finanziamento necessario alla realizzazione dell’idea, tra i quali quello coordinato a livello nazionale dal prof. Francesco Contò coadiuvato dalla prof.ssa Mariantonietta Fiore che ha avuto il fondamentale ruolo di raccordo scientifico delle tematiche in carico alle singole unità operative.
Il primo, coordinato a livello nazionale dal prof. Francesco Contò, dal titolo W.E. B.E.S.T. = Wine EVOO Blockchain Et Smart ContracT. Messo su assieme a Università Politecnica delle Marche, Università di Palermo, Università degli Studi di Cagliari e Università degli Studi di Napoli Federico II, il progetto è frutto di un lavoro corale e multidisciplinare che ha saputo integrare i saperi scientifici degli economisti agrari con quelli dei giuristi e degli ingegneri informatici e gestionali. Il progetto si propone di valutare l'applicabilità della Blockchain (BCT) a supporto della tracciabilità e valorizzazione delle eccellenze delle produzioni agroalimentari italiane, vino e olio extravergine di oliva.
L’approccio progettuale si fonda sulla convinzione che le nuove tecnologie, volte a garantire al consumatore finale la massima trasparenza rispetto alle fasi principali del processo produttivo e alle principali caratteristiche del prodotto, possono essere implementate per dare vantaggi alle PMI agroalimentari attraverso un efficace processo di formazione/informazione. In questa prospettiva, il progetto intende favorire la diffusione di un sistema di tracciabilità digitale nelle filiere selezionate: basato sull'utilizzo della BCT di semplice applicabilità focalizzando l'analisi su qualità, origine e sostenibilità ambientale ed economico-sociale. Tali obiettivi risultano in linea con le missioni del PNRR: transizione ecologica, sostenibilità ambientale, transizione digitale integrandole con la missione 4 che esalta il ruolo delle Università a supporto della ricerca e della sua applicazione nei settori economici vitali soprattutto del Mezzogiorno. Sulla base di alcuni casi studio, il progetto valuterà i principali fattori abilitanti che influenzano l'adozione della BCT nelle filiere vino e OEVO. Inoltre, attraverso un'indagine campionaria, verrà “misurata” la propensione degli agricoltori a implementare questa moderna tecnologia ridefinendo i loro business-model. Il progetto si propone, altresì, di testare, perfezionare e analizzare l'effettiva applicabilità dei risultati e dei prototipi di smart contracts. Il progetto WE BEST mira, quindi, a migliorare la competitività delle PMI che operano nelle due filiere d’eccellenza agroalimentari.
Altra importante occasione di crescita è costituita dal progetto che vede come responsabile di unità il prof. Vito Amendolagine e si intitola PUZZLING OUT SMART RURALITIES, SOUND KNOWLEDGE AND RURAL (agricultural/agrifood) ENTREPRENEURIAL ECOSYSTEM – SmARTIES. Il progetto di ricerca intende esplorare i meccanismi di transizione nel settore agroalimentare e nelle aree rurali, con particolare riferimento alla transizione agroecologica. Gli eventi recenti e la pandemia causata dal Covid 19 richiedono un radicale cambiamento, fondato su nuovi sistemi di conoscenza che possono influenzare le traiettorie di innovazione. Il progetto adotterà un approccio ecosistemico dell'innovazione per esplorare gli elementi chiave della transizione, concentrandosi sul ruolo della digitalizzazione nell'influenzare le pratiche agricole, i sistemi di conoscenza e l'innovazione sostenibile. Attraverso analisi empiriche, la ricerca cercherà di approfondire, da un lato, come i contesti locali influenzino l'ecosistema della conoscenza e la sua transizione verso la digitalizzazione e, dall’altro, di verificare se questi percorsi tecnologici possano ridurre le disuguaglianze nelle aree rurali.
Due i progetti afferenti al DAFNE – Dipartimento di Scienze Agrarie, degli Alimenti, Risorse Naturali e Ingegneria – che hanno ricevuto apprezzamento dalle commissioni PRIN e che sono quindi in via di sviluppo.
Towards a holistic approach to sustainable risk management in agriculture. Nato dalla collaborazione tra cinque gruppi di ricercar di altrettante università italiane, questo progetto produrrà nuova conoscenza sulla natura e magnitudine dei rischi, su aspetti comportamentali, sulle strategie aziendali e sul ruolo degli interventi politici nel settore agroalimentare. Ora più che mai, con i cambiamenti cui è esposta ogni tipo di attività, la gestione del rischio diviene di primaria importanza. I gruppi di lavoro, quindi, avranno la possibilità di sviluppare studi di fattibilità su strumenti innovativi di gestione del rischio previsti dalla Politica Agricola Comune post-2020 mediante l'utilizzo di informative datasets e metodologie innovative, quali machine learning, behavioral experiments ovvero structural equations models. L'elevato impatto socio-economico del progetto sarà assicurato da un forte e continuo coinvolgimento degli stakeholders e da un'intensa valorizzazione e divulgazione dei risultati. Il responsabile dell’Università di Foggia per questo progetto è il prof. Fabio Santeramo.
Afferente al DAFNE è anche il progetto Looking back to go forward: reassessing crop water requirements in the face of global warming (REWATERING), coordinato dalla il cui responsabile di unità locale è la prof.ssa Marcella Giuliani. Nell’ottica di limitare l’eccessivo consumo idrico in agricoltura e soprattutto per utilizzare questa preziosa risorsa in maniera efficiente, negli ultimi anni è stato fatto un importante sforzo per sviluppare strumenti affidabili per la stima del fabbisogno idrico delle colture. Più di recente, sono stati proposti servizi di consulenza basati sulle ICT (Information and Communication Technologies) e sulle tecnologie di telerilevamento per fornire informazioni tempestive agli agricoltori e alle autorità irrigue (es. consorzi di bonifica) per una programmazione ottimale dell'irrigazione. Questi strumenti in genere impongono drastiche semplificazioni dei complessi processi che controllano la dinamica dell'acqua nel continuum suolo-pianta-atmosfera, comprese le risposte fisiologiche delle piante ai fattori di stress ambientale che giocano un ruolo sempre più critico in virtù del cambiamento climatico in atto.
In questo quadro, gli obiettivi primari del progetto Prin REWATERING sono:
- Rivalutare il fabbisogno idrico delle colture per due tra le più diffuse colture irrigue: pomodoro da industria e soia;
- Creare, per le due colture, una banca dati di riferimento di immagini da telerilevamento e dati rilevati in campo, in differenti località pedoclimatiche rappresentative del territorio nazionale (Puglia, Sicilia, Campania, Toscana; Veneto);
- Sviluppare nuovi strumenti per integrare i dati raccolti a distanza in sistemi di previsione operativa per determinare fabbisogno idrico e produzione delle colture in diverse condizioni ambientali.
Grande attenzione pone l’Università di Foggia anche agli studi di stampo umanistico. Uno dei progetti vincitori, infatti, ha come responsabile di unità locale la prof.ssa Caterina Berardi del Dipartimento di Studi Umanistici, la quale ha sostituito il prof. Niccolò Guasti. Si tratta di THE NICENE-CONSTANTINOPOLITAN CREED AND ITS TRANSLATIONS FIRST EXPLORATION AND METHODOLOGICAL TEST OF A TRANSIDICIPLINARY RESEARCH ON THE COUNCILS? SYMBOL IN HISTORY, CULTURE AND SOCIETY (4TH-20TH CENTURY) Greek version, Latin, Armenian, Coptic, Syriac, Arabic, Slavonic and Russian Liturgical translations. Italian Vernacular and Missionary Vulgarisations in Literature, Catechesis, Predication and Theology.
Del Credo niceno-costantinopolitano, in diciotto secoli della sua storia un caposaldo per tutte le confessioni cristiane, circolante nei più diversi ambiti teologici, e con un impatto su implicazioni e paradigmi culturali (teologici, politico, di genere, filosofico, politico) difficilmente sottovalutabili, un aspetto non ha attirato abbastanza l’attenzione degli studiosi, ossia la storia delle traduzioni del Credo. Le traduzioni del Simbolo Niceno-Costantinopolitano furono infatti avviate già nel IV secolo: si trattava di un processo ermeneutico, che in seguito sviluppò controversia teologica, controversia politica e postulato culturale.
Lo scopo di questa ricerca del team PRIN è esplorare sistematicamente questo processo, che coinvolge l’opinione pubblica (liturgia), l’ambiente teologico (trattati), la teologia politica e la dimensione culturale (la catechesi come strumento).
In particolare, l’Unità foggiana intende condurre un’analisi storico-letteraria dei testi patristici in latino dei primi commentatori antichi della regola di fede (secc. IV-V), evidenziandone sia la specificità che la ricchezza teologica e spirituale. Queste indagini mirano a seguire gli aspetti letterari, i metodi compositivi, le tecniche di comunicazione e le strategie argomentative messe in atto dai Padri, anche in relazione alle diverse tipologie di pubblico, ai diversi contesti sociali e culturali e alla presenza di resistenze eretiche. I risultati attesi sono: identificare possibili tipologie e possibili modelli scolastici, rilevare modelli e tecniche ricorrenti, riconoscere somiglianze e differenze nel raggiungimento degli scopi catechistici.
Sesto progetto vincitore è quello il cui responsabile di unità è la prof.ssa Luigia Trabace: Glymphatic system: a new player in the gut-brain axis. Natural resources to maintain homeostasis. La ricerca, afferente al Dipartimento di Medicina Clinica e Sperimentale, ha l'obiettivo di identificare nuovi target farmacologici nella cura di disordini neurodegenerativi, attraverso lo studio di un sistema recentemente scoperto nel nostro organismo, il sistema glinfatico. Questo nuovo “organo”, che circonda il nostro cervello, funziona durante il sonno ed è in gran parte disimpegnato durante la veglia; sembra avere la funzione di eliminare i prodotti di scarto dal sistema nervoso centrale. Il bisogno biologico di dormire può, quindi, permettere al nostro cervello di entrare in uno stato di attività che consenta l'eliminazione dei rifiuti potenzialmente neurotossici prodotti.
Studi molto recenti indicano che la funzione glinfatica è soppressa in numerose condizioni patologiche, tra cui morbo di Alzheimer, ma anche trauma cranico e ictus. Sulla base della stretta relazione tra intestino e cervello, nel progetto si cercherà di studiare la inesplorata connessione fra tratto gastrointestinale e sistema glinfatico. Utilizzando metodiche integrate di precisione, tra cui alcuni modelli animali recentemente caratterizzati nello stabulario di Ateneo, microscopia a due fotoni, sofisticati sistemi di colture neuronali, si punterà a fornire un contributo alla comprensione di un nuovo sistema tanto complesso quanto affascinante.
I team di ricerca dell’Università di Foggia sono quindi già a lavoro per sviluppare questi progetti, con l’intento di raggiungere tutti gli obiettivi proposti. Ricevere finanziamenti di questa portata è indubbiamente fonte d’orgoglio per l’Ateneo foggiano, pronto a crescere sempre più e a farsi promotore di innovazione scientifica di alto livello.