Il prof. Sebastiano Valerio è direttore del Dipartimento di Studi Umanistici, Lettere, Beni Culturali e Scienze della Formazione ed è docente ordinario di Letteratura Italiana. Ha ricoperto, fino al 2019, la carica di Presidente del Consiglio del Sistema di Bibliotecario di Ateneo e di delegato del Rettore al Sistema Bibliotecario.
- Se pensa al futuro come vede l’Università di Foggia?
L’Università di Foggia viene da un periodo di costante crescita qualitativa e quantitativa, che è stata molto forte negli ultimi anni. Dobbiamo avere la forza di governare questa crescita, sostenerla ancora nei limiti in cui sarà oggettivamente possibile farlo e progettare le nostre attività in un orizzonte che veda ulteriormente implementate le nostre possibilità. Il futuro dell’Università di Foggia sarà roseo se l’intera comunità accademica saprà cogliere le opportunità che ci verranno date, se sapremo mettere in campo le nostre competenze e quella passione che abbiamo sempre mostrato, in quel clima di reciproca fiducia che è condizione imprescindibile per operare bene. Saremo così in grado di confermare e rafforzare il ruolo che una Università come la nostra deve avere nei confronti del territorio e al contempo recitare il ruolo che ci spetta nel contesto nazionale e internazionale.
- Quali sono le parole chiave delle sue linee programmatiche? Su cosa è davvero necessario puntare?
Non credo che bastino delle parole chiave per spiegare delle linee programmatiche, che richiedono evidentemente non solo l’affermazione di quanto si intende proporre, ma anche i tempi e i modi per realizzarlo. Tuttavia, al centro di ogni azione, per me, c’è il concetto di “comunità”, perché ho sempre inteso l’Università come spazio fisico e culturale in cui centrali siano la condivisione dei saperi e delle buone pratiche, la tensione verso una ricerca di qualità e attenta alle esigenze dei portatori di interessi e, infine, la presenza sul territorio e la proiezione al di fuori di esso. Didattica innovativa, ricerca di alto profilo, terza missione attenta al ruolo sociale che l’Università possiede: tutti questi aspetti devono avere come denominatore comune la “qualità”, a cui abbiamo puntato in questi anni e a cui dobbiamo puntare nel futuro in maniera ancora più decisa.
- Quale sarà la Sua prima azione in caso di elezione?
Abbiamo immediato bisogno di ordinarietà e di normalità, non di colpi di teatro: se toccherà a me essere il nuovo rettore, ritengo che il mio primo compito sia rimettere in moto, sin da subito, quelle attività istituzionali che sono state bloccate o rallentate dai limiti posti alla amministrazione dallo stato oggettivo che si è venuto a creare. Subito dopo le elezioni, credo, dunque, che sia opportuno e anzi necessario, perché questo si realizzi, iniziare un fitto dialogo con tutti i Dipartimenti, con gli studenti e con tutte le articolazioni dell’amministrazione per dar corso a quanto è urgente realizzare, sbloccando le pratiche bloccate, ma innanzitutto ricominciando, sin da subito, a progettare insieme il futuro del nostro Ateneo.