Il prof. Giuseppe Solaro è docente ordinario di Filologia Classica presso il Dipartimento di Studi Umanistici, Lettere, Beni Culturali, Scienze della Formazione.
- Se pensa al futuro come vede l’Università di Foggia?
Il problema non è rappresentato, credo, da Unifg, quanto, piuttosto, dalla città e dalla provincia di Foggia. Certamente in questi anni molte cose sono cambiate in meglio, ma penso che la realtà che ci circonda possa e debba crescere assolutamente di più e, soprattutto, insieme al sistema universitario. Altrimenti, di fatto, avremo fallito. Questa sarebbe, infatti, la vera rivoluzione da attendersi, la vera Terza Missione, quella, cioè, di favorire lo sviluppo anzitutto civile e culturale del territorio e, come naturale conseguenza, quello socio-economico. Senza libertà e senza rispetto delle regole non può esserci nessuno sviluppo credibile. Sono senza dubbio importanti gli edifici, gli spazi dove praticare la ricerca e la didattica, ma la cosa più importante è avere sempre uno spirito universitario, nuovo, libero da pregiudizi, accademico nel senso migliore. Penso, infatti, che, se crescono soltanto i singoli, anche i singoli, prima o poi, ne pagheranno le conseguenze. Sono certo che il futuro dipende essenzialmente da questo, dipende, quindi, soltanto da noi.
- Quali sono le parole chiave delle sue linee programmatiche? Su cosa è davvero necessario puntare?
Direi senz’altro le seguenti: collegialità, territorio, risorse umane, studio, lavoro. Dobbiamo ora puntare più che mai, inoltre, sulla qualità, non intendo dire necessariamente sull’eccellenza, ma certamente sulla qualità delle cose che facciamo. Il nostro ateneo è cresciuto in questi anni in modo veramente incredibile. Mi riferisco, per esempio, anzitutto alle politiche del reclutamento. Sono diventato professore ordinario nel 2008, all’età di trentanove anni. A Bari, la città dove vivo, non sarebbe stato minimamente possibile. Ma il ‘fatturato’, per così dire, di un’università non consiste soltanto nei suoi numeri o nelle sue carriere, bensì in quel valore aggiunto che è la cultura che vi si produce, cioè nella forza delle sue idee. Senza le idee un’impresa culturale come la nostra non potrà mai continuare a crescere e sarebbe anzi destinata a fare decisi passi indietro. Il nostro ranking, il nostro successo, dipendono solo ed esclusivamente dai nostri valori e dalle nostre idee.
- Quale sarà la Sua prima azione in caso di elezione?
La domanda è pertinente, ma non è facile, ovviamente, dare una risposta univoca. Mi piacerebbe fare anzitutto un discorso di indirizzo, oltre che di ringraziamento, nel quale spiegare con quale spirito, secondo me, si dovrebbe cercare di lavorare tutti insieme durante il sessennio, non per indicare a chicchessia un modello, ma semplicemente per far comprendere che il lavoro e il contributo di tutti sono per me davvero ugualmente importanti, soprattutto se svolti con cura e impegno. Penso poi di affrontare con urgenza in sede CRUI la situazione del personale tecnico-amministrativo, i cui scatti di anzianità sono sostanzialmente bloccati da oltre un decennio. Mi piacerebbe anche incontrare subito una delegazione dei vari dipartimenti, rappresentativa di tutte le diverse compagini, per cercare di definire insieme un’agenda delle cose più importanti e impellenti, da esaminare e discutere poi negli organi collegiali competenti.