La prof.ssa Barbara Cafarelli è docente ordinario di Statistica presso il Dipartimento di Economia, Management e Territorio dell'Università di Foggia. Nel corso del precedente mandato rettorale ha ricoperto la carica di delegata alla Didattica.
- Se pensa al futuro come vede l’Università di Foggia?
L’Università di Foggia, in questi ultimi anni, ha contribuito fortemente alla crescita sociale, culturale ed economica e alla diffusione della conoscenza attraverso la fusione tra formazione innovativa, ricerca di qualità e dialogo con la società, promuovendo un vero e proprio cambio di paradigma nel modo di essere e di fare Università, puntando sulla valorizzazione delle risorse umane, sulla condivisione, sulla partecipazione, sulla riduzione delle disuguaglianze, sull’inclusività, sulla parità di genere, sulla progettazione dei servizi offerti, sulla ricerca di nuovi spazi, sul reclutamento, sulla sostenibilità.
Adesso non possiamo fermarci! Dobbiamo continuare a essere un'istituzione di riferimento in cui la capacità di creare, innovare, fare ricerca e seminare conoscenza favoriscano lo sviluppo del territorio, lo rendano competitivo e attrattivo in un'ottica nazionale e internazionale. Anche in termini di sostenibilità.
Dobbiamo continuare ad operare nella convinzione che non ci si può limitare al presente, alla sola capacità di orientarsi ai possibili scenari futuri.
Bisogna investire sulla valorizzazione dell’individuo stimolandone talenti, aspirazioni, ambizioni ed energie.
Questa è per me la chiave di volta per sottrarsi alla logica della predestinazione e per offrire ai nostri giovani la capacità di essere, a loro volta, portatori di un futuro di crescita sociale culturale, economica e democratica.
- Quali sono le parole chiave delle sue linee programmatiche? Su cosa è davvero necessario puntare?
Per continuare a inanellare i risultati di questi anni dobbiamo puntare sul metodo della condivisione, della partecipazione e dell’inclusività e su una ferma volontà di valorizzare le risorse umane: studenti, personale tecnico-amministrativo e docenti. Questi risultati ci hanno consentito di ottenere una quantità di risorse inimmaginabile.
Per continuare a incidere positivamente sul futuro, per continuare a crescere, dobbiamo procedere sull’efficacia e attrattività dell’offerta formativa (nuovi CdS di area STEM e/o inerenti alle tematiche del PNRR, confronto con gli stakeholder, corsi sulle soft skill) sulla promozione della qualità e dell’innovazione delle attività didattiche favorendo l’internazionalizzazione dell’offerta formativa e la mobilità studentesca (double degree, premialità per i docenti che decidono di fare lezione anche in inglese).
Per promuovere le attività di ricerca serve l’incremento dei fondi e la revisione dei criteri di ripartizione del PRA, agevolando le aree scientifiche che, per loro natura, hanno maggiori difficoltà nel reperirli, l’assunzione di giovani ricercatori oltre alle borse di dottorato e di ricerca per potenziare la progettualità e la capacità di attrarre risorse.
Dobbiamo porre l'accento sulla dimensione etica del nostro agire e, quindi, sull’impatto e sulla responsabilità sociale dell'Ateneo per gli studenti, i docenti, il personale tecnico-amministrativo e il territorio perché i principi di sostenibilità ambientale, economica e sociale sono imprescindibili e sono trasversali a tutti gli obiettivi.
Servono forti azioni e iniziative di contrasto alle povertà educative, diffusione della cultura della legalità, trasferimento tecnologico, supporto agli studenti, stimolandone talenti e creatività (start up, spin-off, creazione di un incubatore di impresa, hackaton, bootcamp, living labs e coworking, ecc…).
Così creeremo un circolo virtuoso con ricadute positive non solo sulla ricerca universitaria, sulla formazione e sull’attrattività di potenziali studenti, sulle prospettive di lavoro per i laureati ma anche sul territorio.
La crescita poggia sulla valorizzazione delle risorse umane: degli studenti e alumni (servizi a loro favore, maggiore coinvolgimento nei processi decisionali e nella fornitura dei servizi); del PTA (voto deliberativo in Consiglio di amministrazione, incremento del peso nel voto per l’elezione del Rettore, attuazione della programmazione dei fabbisogni, stabilizzazione del personale, revisione dell’organizzazione amministrativa, formazione, welfare, incremento del fondo per le premialità con l’individuazione condivisa dei relativi criteri di attribuzione); dei professori e dei ricercatori (favorendo il reclutamento e le progressioni di carriera sulla base dell’esigenze dell’offerta formativa e del merito scientifico, rispettando l'autonomia dei Dipartimenti).
La crescita di questi anni ha reso rapidamente inadeguate le strutture e gli spazi per l’attività didattica, scientifica e amministrativa. Quindi dobbiamo rapidamente rifunzionalizzare la Caserma Miale e l’Ex Conventino e i bandi di gara per il Corpo Aule dei Dipartimenti di Area medica e dell’intervento edilizio del progetto “Dipartimento di Eccellenza”.
Questa è la sfida che ho deciso di accettare. Sono consapevole che il rilancio sociale, culturale ed economico del Paese può avvenire solo rilanciando la ricerca e l’aumento del livello di istruzione dei nostri giovani
- Quale sarà la Sua prima azione in caso di elezione?
Sarà rivolta al PTA. Bisogna immediatamente chiedere una modifica dello Statuto per consentire che anche il PTA abbia un componente del CdA con voto deliberativo e che il PTA abbia un peso almeno del 25% nell’elezione del Rettore. Contemporaneamente bisogna dare attuazione alla programmazione dei fabbisogni che non è più procrastinabile. Come Ateneo stiamo perdendo risorse importanti. Non è pensabile che risorse preziose siano state messe in condizione di andare in altre amministrazioni perché non vedevano una concreta possibilità di crescita all’interno del nostro ateneo.
Non si possono perdere le professionalità del personale a tempo determinato, il loro impegno, la loro disponibilità, il loro senso di appartenenza con cui offrono un contributo fondamentale in aree importanti dell’amministrazione.
Non si possono bloccare per anni le carriere del personale.
È mortificante lavorare senza avere una possibilità di crescita anche economica.
Questo è un problema grave su cui è necessario intervenire con immediatezza e risolutezza.