Dantedì: la celebrazione del Sommo Poeta

"Viaggio con le emozioni danteschi": il Dantedì organizzato e raccontato dagli studenti 

Studenti e dantedì
Rossella Patruno

Il 25 Marzo si celebra il Dantedì, giorno individuato dagli studiosi come data d'inizio del viaggio narrato nella Commedia da Dante Alighieri.
Per chi ha una formazione umanistica oppure è semplicemente appassionato alla letteratura, questo giorno è vissuto un po' come una festività, una sorta di Natale - tra l'altro vi è la coincidenza del giorno 25; ci si prepara per partecipare ad un evento, un convegno, o lo si organizza in prima persona, come avvenuto a noi studentesse dei corsi di Filologia, Lettere e Patrimonio Culturale, presso il Dipartimento di Studi Umanistici, dove abbiamo dato vita ad un incontro su - e per - il Sommo Poeta, intitolato "Viaggio con le emozioni dantesche".

Siamo partite strutturando una staffetta letteraria che aveva come fulcro le opere dantesche, stralci estrapolati dalla Commedia, dalle Rime, dal Convivio e dalla Vita Nova, che hanno poi trovato collocazione in tre macro temi: amicizia, sofferenza, sonno/sogno; l'incontro ha avuto come obiettivo lo stimolare un'analisi critica ed un confronto, leggendo Dante non solo in maniera letteraria, basandosi sullo studio filologico dei testi, ma approfondendo altri aspetti, anche attualizzando trasversalmente gli scritti del Sommo Poeta, trasferendo il suo sentimento di amicizia nelle relazioni che intraprendiamo quotidianamente; la sua sofferenza per la propria condizione di esule nel periodo attuale, che costringe innocenti all'esodo dalla propria patria; nel tema ricorrente del sogno, permettendoci di immedesimarci in una dimensione onirica di alta intensità. 
È questa la riflessione su cui discutere, la capacità dei classici di guidarci e permetterci di cogliere parallelismi anche a distanza di secoli dalla stesura delle opere, cogliere il significato attuale, in scritti quasi premonitori, che ancora hanno molto da dirci, come ci ha insegnato Italo Calvino, intellettuale cardine del Novecento italiano, che nel suo saggio Perchè leggere i classici, affermava "Un Classico è un libro che non ha mai finito di dire quel che ha da dire", ed inoltre è "un'opera che provoca incessantemente un pulviscolo di discorsi critici su di sé".