Cinemafelix, il cineclub dell'Università di Foggia

Un nuovo servizio come strumento di Terza Missione dell’Ateneo per veicolare concetti e valori attraverso la forza dell'audiovisivo

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Tommaso Campagna

Parma. Istituto Maria Luigia. All’inizio dell’anno scolastico arriva un giovane professore di lettere chiamato come supplente alla IV Ginnasio. In aula due studenti sedicenni. Uno di essi è Attilio Bertolucci, futuro sommo poeta del ‘900, nonché padre dei cineasti Giuseppe e Bernardo, l’altro è Pierino Bianchi che diventerà un apprezzato critico cinematografico. Nasce immediatamente una simpatia tra i tre. Un giorno, al fine di vincere la ritrosia del professore per il Cinema, che lo considerava adatto solo per militi e servette, i due studenti lo spingono a forza dentro una sala cittadina. Il film in programmazione era “La febbre dell’oro” di Charlie Chaplin.

Fu una folgorazione.

Quel professore si chiamava Cesare Zavattini. Grazie a quei due studenti intraprendenti il Cinema italiano ha vissuto la sua stagione più importante e più ricca di risultati di altissimo valore artistico, storico e culturale: il neorealismo.  

È anche per questo, per l’arricchimento reciproco che l’esperienza formativa comporta per studenti e docenti, che l’Università di Foggia, grazie alla sensibilità del Rettore e al lavoro instancabile del delegato alla Terza Missione, prof. Giovanni Messina, e della delegata ai rapporti con il territorio e alla comunicazione, prof.ssa Rossella Palmieri, al docente di storia del cinema presso il Dipartimento di studi umanistici, prof. Eusebio Ciccotti, all’esperto Fabio Iascone e al Centro elearning e alla Comunicazione, non ultimo, a tutto lo staff dell’Area Terza Missione, ha pensato di creare un servizio nuovo, finalizzato alla veicolazione, attraverso l’ausilio del prodotto audiovisivo, di concetti, valori e, perché no, anche di quelle competenze trasversali di cui tanto si parla in tutti i documenti europei per la cittadinanza attiva del futuro (competenze linguistiche, economiche e finanziarie, digitali, matematiche, letterarie e filosofiche, di scrittura e comprensione dei testi e cosi via). Tutto ciò è stato possibile grazie alla collaborazione con un’importante realtà territoriale, la Fondazione Apuliafelix, nel cui seno era nato nel 2015 il Circolo di cultura cinematografica, Cinemafelix, ora divenuto un vero e proprio Centro Universitario Cinematografico, aderente alla FICC (Federazione Italiana dei Circoli del Cinema).

La cultura visuale è sempre stata coltivata dal potere per spingere la massa a far propri certi valori. Senza citare esempi poco nobili come le dittature fasciste e naziste degli anni Venti e Trenta del secolo scorso, che investirono grandi risorse sul cinema quale strumento di propaganda, pensiamo all’uso delle immagini, certamente più accettabile, fatto dalla Chiesa cattolica. La Bibbia poteva essere meglio disseminata attraverso le immagini dell’arte nei templi, nei luoghi di più assidua frequentazione popolare. Oggi quelle immagini sacre sono una ricchezza inesauribile per l’umanità.

Grazie al cinema, non più interpretato solo come intrattenimento, le nostre studentesse e i nostri studenti possono avere una chiave in più per decrittare la conoscenza, per dipanareil filo di un mondo sempre più reticolare e di difficile comprensione, nonché per creare quegli schemi mentali che potranno poi sfruttare nel loro campo futuro di applicazione professionale. A partire dagli insegnamenti di un Jean Vigo fino a Wes Anderson, passando per Stanley Kubrick. 

È un discorso che però va affrontato fin dalle scuole. Il ritardo nell’educazione all’immagine in movimento, al cinema d’arte, è evidente da un’interessantissima indagine fatta da Gian Battista (detto Gianni) Canova e dalla sua splendida rivista “8½” e che qui riproduciamo, per gentile concessione. Lo staff del prof. Canova, attualmente Rettore della Libera università di lingue e comunicazione, IULM, e padrino di Cinemafelix, quando il circolo di cultura cinematografica nacque nel 2015,ha raccontato delle trame celeberrime ad oltre duecento studenti universitari. Se si pensa che solo dieci studenti su duecentodiciassette hanno risposto correttamente all'individuazione del film con questa trama: "Un vagabondo è talmente affamato che si mangia le sue scarpe", chiunque abbia a cuore la cultura generale nel nostro Paese sentirà scorrere un brivido lungo la schiena.Il quadro è desolante. Ma occorre partire prima, non solo dalle Università. L’educazione all’audiovisivo è fondamentale già dalla superiori. Oggi i giovani vanno al cinema attratti dalla storia o da un attore o da un’attrice, ma non riescono a cogliere la grammatica del linguaggio. Occorre illustrarlo, concettualizzare cose che avevano davanti gli occhi e non vedevano: cos’è una soggettiva, un fuoricampo, un piano-sequenza, che la narrazione è organizzata in un certo modo, ma poteva anche essere organizzata in modo diverso. L’ambito del visivo e il sistema multimediale sono oggi centrali nelle realtà lavorative (e non solo). Per una preparazione culturale ampia è molto importante studiare anche il cinema.

Gli studenti che si iscrivono all’Università hanno del cinema, come abbiamo visto anche dall’indagine, una conoscenza estremamente superficiale, nutrita da Internet. E invece, l’importanza di questo mezzo espressivo è tale che è impossibile capire davvero il Novecento senza la Storia del cinema. In un’accezione più generale, viviamo in un mondo in cui le immagini sono pervasive e investono ogni aspetto della vita individuale e sociale: comprendere l’audiovisivo e il cinema è un passaggio culturale oggi imprescindibile.

Sempre dalla rivista del Rettore Canova riportiamo qualche riflessione utile per comprendere l’importanza del Cinema nella formazione di base di una cittadina o di un cittadino del nostro tempo. Come ha scritto Giacomo Manzoli dell’Università di Bologna, “finora l’insegnamento del cinema nelle scuole è stato consegnato alla meritoria iniziativa individuale degli insegnanti: se pensiamo però che le nuove generazioni sono immerse nell’audiovisivo fin dall’infanzia e hanno difficoltà a intraprendere una relazione critica con le immagini, è evidente che servirebbe un piano organico di acculturazione all’audiovisivo, tenendo poi conto che l’approccio critico alle immagini è oggi fondamentale anche per la consapevolezza politica”.

“Quando arrivano all’Università gli studenti – ha scritto altro docente universitario, Michele Guerra dell’Università di Parma - non sono abituati a pensare l’immagine in movimento perché il cinema è poco presente nell’istruzione italiana. Per questa ragione occorre lavorare sulla costruzione di un pensiero cinematografico, che riveli una funzione dell’immagine che non tralasci le pulsioni culturali, estetiche, sociali, politiche ed economiche che covano sotto la forma. Il fatto che l’educazione all’immagine nel sistema scolastico italiano sia carente, comporta una diffusa ignoranza di questo codice e crea gravi lacune nella lettura dei tanti messaggi iconici che incontriamo ogni giorno (…), se il docente è capace di trasmettere cosa significhi vivere un’esperienza cinematografica e fa intuire che in gioco c’è molto più che assistere alla proiezione di un film, allora è possibile contribuire a formare nuovo pubblico. Trovo perciò utile coinvolgerli in iniziative collaterali ai corsi, come workshop e proiezioni serali: serve a creare una comunità dispettatori che si senta parte attiva di un discorso culturale.”

Ancora, Barbara Grespi dell’Università di Bergamo: “spiegare che il cinema non è solo un insieme di contenuti, ma una forma espressiva basata sulla dimensione iconica, figurativa e che è proprio quella complessa forma a produrre senso. Gli studenti vedono il cinema come narrazione, ma ne ignorano spesso la specificità.”

Giulia Carluccio – docente di storia del cinema nordamericano all’Università di Torino – chiarisce che “l’insegnamento del cinema all’Università è cruciale per la centralità che il cinema ha avuto nel secolo scorso quando, per citare un noto libro di Casetti, è stato L’occhio del Novecento. Studiare cinema significa affrontare un medium capace di interrogare la Storia e la Società in modo peculiare e incisivo, e di raggiungere masse dispettatori che nel corso di decenni ne hanno decretato la rilevanza. Il cinema è poi un medium multidisciplinare e, anche per questa caratteristica, può essere un luogo di convergenza di saperi e contenuti plurali. Se poi con cinema intendiamo anche i nuovi media, il suo studio serve a conoscere, padroneggiare e interpretare le molteplici forme espressive della contemporaneità.”

Il Cinema, quindi, quale fondamentale strumento di conoscenza perché “I film liberano la testa” come usava dire Rainer Werner Fassbinder o perché sono ‘come sassolini nelle scarpe’ (Lars von Trier):possono darti fastidio, innervosirti persino, ma alla fine ti spingono all’azione, sconfiggono quell’indifferenza che è il vero male dei nostri tempi, come aveva preconizzato Antonio Gramsci.