Celebrazioni dantesche. L’umana fragilità del piacere. Attualità di Dante

L'attualità di Dante spiegata dalla prof.ssa Annamaria Cotugno - docente di Letteratura italiana

Dante
Anna Maria Cotugno*


Quali personaggi danteschi ritiene possano essere consoni a questo momento di disorientamento?
Me ne vengono in mente tre, tre personaggi fra i più noti della Commedia, perché essi più degli altri, essendo vivi nella memoria di tutti, si prestano all’opportunità di una lettura funzionale ai tempi che stiamo vivendo.
Il primo è, ovviamente, quello di Francesca, un personaggio delicato e sensibile, nel quale, superata la ‘lettura’ patetica del Romanticismo, possiamo leggere due cose: la prima, che è una chiave per la comprensione della Commedia come work in progress, è che in lei, più che la condanna, possiamo vedere l’autocritica presa di coscienza da parte di Dante della sua precedente esperienza poetica; la seconda è che nella condanna sua e di Paolo possiamo avere un esempio dell’umana fragilità rispetto alle tentazioni del piacere, e, più ancora, dell’inconsistenza ingannevole dei tanti sogni (ieri letterari, oggi cinematografici e mediatici) che fungono  da tramite e da giustificazione per molte infrazioni etiche. Un altro personaggio ricco di ‘senso’ è Ulisse, in lui vediamo, all’apparenza, la celebrazione di quel sapere disinteressato che è virtù propria degli uomini sommi; di quella ostinata fermezza, di quel tenace ardore per gli studi che è proprio di Dante, come di Ulisse, che «né dolcezza di figlio, né la piéta del vecchio padre, né il debito amore lo qual doveva Penelopé far lieta» poterono distogliere dal cammino intrapreso. Ma quell’ardore è anche terreno propizio al rischio della presunzione intellettuale. Siamo insomma di fronte al solito dilemma fra tale insaziabile sete di conoscenza e il pericolo di sconfinamento; uno sconfinamento che può portare, per esempio, alla dubbia avventura della manipolazione genetica. L’intelligenza, insomma, è questo il monito del canto, è un dono di Dio e non deve essere adoperata in contrasto con le norme morali e religiose: l’avventura di Ulisse è destinata a fallire, perché la sete di conoscenza dell’uomo, che è infinita, non può essere saziata senza l’umile riconoscimento della grazia divina; un riconoscimento che, assente nel ‘folle volo’ di Ulisse, è però implicito nel viaggio di Dante, che ‘scende’ prima di ‘risalire’
L’ultimo personaggio cui voglio fare cenno è quello di Ugolino: nella sua tragica rappresentazione trova il suo culmine la spietata denuncia della responsabilità dell’uomo. Nel tragico episodio che lo riguarda si avverte tutta la crudeltà della natura umana, che la lotta politica alimenta con le sue ipocrite giustificazioni, facendo strage degli innocenti. In tal modo la figura di Ugolino diventa la figura del politico che paga l’adesione ad un sistema di governo, quello della faziosità fratricida, che è condannato da Dio e dalla ragione; diventa lo specchio dei patimenti che l’umana società sarà chiamata a sopportare sino a quando la frantumazione dei particolarismi non sarà stata sostituita dall’ordine razionale e morale. 


Quali soluzioni offre Dante per i mali del nostro tempo?
Dante per un po’ si illuse che la possibilità di una salvezza, di un rimedio ai mali del suo tempo, potesse provenire dalle guide responsabili del consorzio civile, il pontefice e l’imperatore, ma poi, progressivamente, si convinse che tocca al singolo uomo, e all’intellettuale in particolare, per usare un termine moderno, il compito di indicare la via della redenzione e del futuro. Egli, l’intellettuale, come si vede esemplarmente nell’incontro con Cacciaguida, ha il dovere di aprire gli occhi all’uomo e di indicare loro il volto tragico della verità, affinché la realtà terrena possa essere ricostruita sulla base del modello celeste, nel segno di quella riforma delle istituzioni e delle coscienze che l’umanità tarda a conseguire. L’anima di ogni riforma è la riforma delle anime, e per questa riforma è indispensabile il ricorso alla cultura come unica possibile via di liberazione dai mali del presente.

 

Annamaria Cotugno
 

*Docente di Letteratura Italiana