«Un teatro d’arte per tutti»: il primo teatro stabile in Italia

Il 14 maggio 1947 nasceva a Milano il primo teatro stabile con il nome di “Piccolo Teatro”. Oggi il teatro conserva ancora il ricordo dei suoi primi anni di attività

Il Piccolo Teatro di Milano
Valeria Monachese

Il 14 maggio 1947 nasceva a Milano il “Piccolo Teatro” per iniziativa del regista-attore Giorgio Strehler, dell’impresario milanese Paolo Grassi e della “signora del Piccolo” Nina Vinchi. Si trattava del primo teatro stabile italiano, «un’organizzazione teatrale di servizio pubblico», come la definì Grassi in una dichiarazione rilasciata all’indomani dell’inaugurazione: il teatro diventava così un servizio pubblico indipendente dalla politica, pienamente inserito nel tessuto sociale ed espressione della cultura locale.

Oggi, dopo 74 anni, risulta quanto mai attuale celebrare l’anniversario di questa nascita. I teatri, dopo sei mesi di sospensione delle programmazioni, possono finalmente riprendere la loro attività. Non è solo la ripartenza di un settore, ma il valore simbolico che il ritorno alle sale rappresenta in un momento come questo, in nome di quella funzione pubblica che il Piccolo aveva inaugurato.

 «Non dunque teatro sperimentale, nemmeno teatro d’eccezione, chiuso in una cerchia d’iniziati. Invece, teatro d’arte, teatro per tutti»: così dichiarava Strehler nel programma della stagione teatrale di lancio, aprendo le porte della cultura e dello spettacolo ad un pubblico eterogeneo e a quelle classi sociali fino a quel momento impossibilitate, per ragioni economiche, a far fronte al prezzo del biglietto. L’elemento di novità risiedeva nel fatto che dall’iniziativa privata legata ad un capocomico si passava ad un teatro di proprietà del Comune, gestito quale ente autonomo pubblico e strettamente legato al territorio: una vera e propria risorsa ad uso dei cittadini e delle istituzioni locali chiamate a finanziarlo. Attori, registi e impresari sentivano di essere finalmente ‘a casa’, rimanendo sempre nello stesso luogo, ma vedendo cambiare il pubblico ogni sera.

Il primo spettacolo in scena fu L’albergo dei poveri del drammaturgo russo Maksim Gor’kij. Negli anni a seguire, però, il principale manifesto del Piccolo Teatro è stato il goldoniano Arlecchino servitore di due padroni reinterpretato da Strehler, con Marcello Moretti nei panni di Arlecchino: lo spettacolo era stato concepito per la chiusura della stagione, non immaginando che avrebbe avuto vita più lunga del suo stesso creatore. Messo in scena più volte, ha dato origine a diverse edizioni, alcune di queste rappresentate anche all’estero, ed è tutt’oggi uno degli spettacoli italiani più visti al mondo.

Oggi il Piccolo Teatro, arricchito del riconoscimento di Teatro d’Europa e intitolato alla memoria di Strehler, consiste in tre sale, due dedicate ai fondatori e una più moderna, inaugurata nel 1998, che porta il nome di Piccolo Teatro Strehler.

Proprio il Piccolo, il 4 maggio scorso, ha riaperto i battenti scegliendo una modalità che rimettesse al centro la funzione pubblica del teatro e che avvicinasse gradualmente gli spettatori: ha permesso infatti l’accesso alle sessioni di prova di Abecedario per il mondo nuovo. Un titolo programmatico e, indubbiamente, di ottimo augurio.