Nel 1221 l’Imperatore Federico II arriva a Foggia e ne fa presto il centro strategico della sua politica imperiale nonché luogo di svago e città d’arte; qui, infatti, sceglierà di trascorrere principalmente i mesi invernali del suo lungo regno, preferendo per la stagione estiva luoghi montani non lontani dal Tavoliere, come attesta la Nuova Cronica di Giovanni Villani.
Ricorre proprio quest’anno l’anniversario degli ottocento anni trascorsi dalla venuta dell’imperatore a Foggia, città che sin da subito appare allo Stupor Mundi come il luogo ideale per dedicarsi alla tanto amata arte venatoria – da questa passione nascerà il celebre trattato De arte venandi cum avibus – al punto da farvi erigere alcune dimore, fra cui la domus Pantani.
Nel 1223 l’imperatore, ribattezzato Puer Apuliae, fece costruire nel capoluogo dauno un palazzo reale che divenne immediatamente una delle sue residenze privilegiate, circondata da una maestosa vegetazione e arricchita come di consueto da giardini, fontane, sculture e scuderie. Il legame con Foggia era così forte da portare Federico II ad elevarla a regalis sedes inclita imperialis.
Da quel momento non solo Foggia ma l’intera Capitanata diviene sede privilegiata e centro nevralgico dell’impero federiciano, teatro di maestose costruzioni e partecipe non soltanto del gusto orientaleggiante che l’imperatore intendeva riproporre nelle arti figurative, ma anche dei moduli poetici legati alla Scuola siciliana.
Corte itinerante dalla intensa poliedricità, riflesso dell’eclettismo dello stesso Federico II, si deve a questa scuola la prima poesia d’arte in volgare italiano – quel “siciliano illustre” ripulito e nobilitato dalle tracce del parlato – modellata sul recupero originale dei poeti provenzali, soprattutto nella scelta esclusiva dell’amor cortese come tema dominante dei componimenti.
Non mancarono nella schiera di poeti funzionari che animarono la Magna Curia personalità provenienti dalla Puglia, così come foggiano era il protomagister a cui si deve il progetto del palazzo dauno, l’architetto Bartolomeo da Foggia. Sono questi segni evidenti della traccia indelebile che Federico II ha lasciato nella nostra città, ancora oggi indissolubilmente legata al nome dello Stupor Mundi, tanto nella storia quanto nelle arti.
Sono molte le iniziative organizzate nel nome di Federico II. Pandemia permettendo, si terranno letture drammatizzate degli studenti di passi scelti delle opere e della vita di Federico II, incontri e seminari.
Che possa essere anche l’occasione di rianimare nella cittadinanza il fuoco della coscienza e dell’orgoglio nei confronti una città che, tra le antiche onorificenze, vanta anche il titolo di sede imperiale.