Il Prof. Nunzio Angiola è docente ordinario di Economia Aziendale presso il Dipartimento di Economia. Presso l'Università di Foggia dirige l’Osservatorio-Laboratorio sulle Amministrazioni Pubbliche. Candidato dal Movimento 5 Stelle alla Camera dei deputati nel collegio uninominale Puglia 5 è stato eletto deputato per la XVIII legislatura.
- Se pensa al futuro come vede l’Università di Foggia?
Premetto che apprezzo il lavoro che in questi anni è stato svolto dal rettore uscente, l’amico Pierpaolo Limone. Penso al lavoro svolto per l’acquisizione della Caserma Miale, per scalare i ranking delle università a livello nazionale e internazionale, per aumentare il numero degli immatricolati, l’organico del corpo docente e del personale tecnico amministrativo, per portare i dottorati da 4 a 9 e per tenere alti i livelli di soddisfazione da parte degli studenti. Onore al merito.
Tuttavia, tanto ancora si può e si deve fare. Sogno una università Sostenibile, inclusiva, grande e volano di sviluppo: sostenibile perché le grandi aree disciplinari devono poter collaborare tra di loro, nel pluralismo delle esperienze, e trovare una amalgama, un equilibrio che duri nel tempo, in un rapporto armonioso con il territorio, la società e l’ambiente; inclusiva perché non deve trascurare nessuno, contrastando ogni forma di discriminazione, non ultima l’omotransfobia; grande perché non deve accontentarsi degli attuali 12.636 iscritti e delle 4.690 matricole, dell’attuale personale docente e tecnico amministrativo, ma deve andare oltre, sfruttando appieno le potenzialità di cui dispone; volano di sviluppo perché deve essere in grado di fare crescere il territorio a tutti i livelli.
- Quali sono le parole chiave delle sue linee programmatiche? Su cosa è davvero necessario puntare?
A dire il vero le parole chiave da cui ho tratto ispirazione e da cui trarrei ispirazione se eletto sono davvero tante e penso a “consapevolezza, lealtà, franchezza, sincerità, onestà”, ma le vorrei sintetizzare in una parola che penso possano racchiuderle tutte: “serietà”. Ma non basta, occorre anche pragmatismo, ossia la concretezza. La concretezza ci dice che per governare una università come la nostra occorre tenere sempre i piedi per terra, occorre essere pragmatici e parlare solo di cose che possono essere veramente e concretamente realizzate, di progetti che poi si inverano; non usare il c.d. politichese, usare un linguaggio chiaro senza giri di parole e infingimenti. “Serietà e concretezza” sono il sottotitolo che ho voluto dare alle mie linee programmatiche. Ambedue richiedono ascolto e partecipazione.
Su cosa occorre puntare. La ringrazio per questa domanda. Occorre fare molto di più di quanto è stato fatto finora, fermo restando come ho detto che Pierpaolo Limone è stato un buon rettore. Se abbiamo stipulato, nell’ambito della Terza Missione, decine e decine di accordi-quadro, ossia di accordi di partenariato con associazioni, imprese e istituzioni del territorio, molti dei quali non si sono tradotti in nulla, questo non va bene! Questi accordi li farei decadere dopo 12 mesi, se non si dovessero sottoscrivere gli accordi attuativi, se non si dovessero vedere i frutti concreti per i quali sono stati sottoscritti. E non è un mio capriccio. La nostra Università insiste su un territorio dove i tassi di occupazione sono inferiori alla media nazionale, dove la percentuale degli studenti che appartiene al quintile socio-economico più basso supera il 20%, dove ci sono tassi di dispersione scolastica tra i più alti d’Italia, dove il reddito pro-capite della provincia è molto al di sotto della media nazionale, dove il comune capoluogo è commissariato per mafia, dove la provincia si colloca al 104esimo posto nella graduatoria del Sole 24 Ore sulla qualità della vita. Per questo ho detto che gli accordi improduttivi vanno fatti decadere, occorre serietà e concretezza.
Ma non mi fermo a questo. Nel passato ci si è riempiti la bocca con frasi ad effetto, tipo “Foggia città universitaria”, ma io che vivo a Foggia da 23 anni questa città universitaria proprio non l’ho vista.
Il nuovo rettore deve stipulare un patto economico e socio-culturale con la città di Foggia e i territori di riferimento, a partire dalla nostra provincia. Lancio una nuova idea che va oltre il banale e forse retorico riferimento alla “città universitaria”. Vorrei fare un passo avanti rispetto ad un linguaggio di cui forse anche io ho finora abusato. Occorre avviare un nuovo progetto, quello di “Foggia Laboratorio-Unifg”, dove tutto parla dell’Università di Foggia, tutto il contesto sociale, culturale ed economico del capoluogo e dell’intero territorio di riferimento, a partire dalla provincia. Proporrei, inoltre, sull’esempio del Piemonte, l’istituzione di un centro che abbia la funzione di assicurare il dialogo tra università e società.
Questo per quanto riguarda il rapporto col territorio e quindi alla Terza Missione. Ma le mie linee programmatiche sono piene di spunti e suggerimenti per quanto riguarda lo sviluppo dell’università come Istituzione, nelle sue varie componenti.
Unifg soffre vari “mali”, che poi non sono altro che “criticità” nel suo modo di essere e nel suo agire. Penso alla sofferenza per le contenute entrate di bilancio per la contribuzione studentesca, alla limitata capacità di attrarre fondi per la ricerca scientifica su bandi competitivi, alla carenza di personale tecnico amministrativo in alcune aree gestionali, al controllo di gestione carente, ai pochissimi docenti stranieri che vengono da noi, allo scarso appeal per i dottorandi e soprattutto gli studenti stranieri, al bassissimo numero di corsi in lingua inglese.
- Quale sarà la Sua prima azione in caso di elezione?
Mi muoverei in due direzioni. Inciderei prima di tutto sulla governance dell’ateneo, perché la mia esperienza di economista aziendale mi insegna che le funzioni direzionali orientano e razionalizzano le funzioni operative o esecutive. Tra i tanti interventi che ho in animo, per prima cosa formalizzerei definitivamente il Collegio dei Direttori di Dipartimento; poi proporrei una revisione straordinaria dello Statuto, per tener conto tra l’altro della necessità di assicurare la presenza, non semplicemente consultiva al personale tecnico amministrativo nel CdA e di innalzare almeno al 25% la pesatura del personale tecnico amministrativo in occasione della elezione del Rettore; individuerei più efficaci forme di coordinamento tra i delegati rettorali; svilupperei un idoneo e indispensabile sistema di controllo di gestione, passando per una mappatura dei processi e lo studio della produttività all’interno delle varie aree funzionali; migliorerei il sistema incentivante delle prestazioni del personale tecnico amministrativo, nel senso di sottrarre discrezionalità a certe valutazioni.
Riguardo alla seconda direzione, ho tante cose in mente, accenno solo ad una che non è una provocazione, per quanto sia fortemente evocativa e che a me piace chiamare “modello York”. Il “modello York” si caratterizza per la presenza di biblioteche, spazi di incontro e ritrovo, sale studio con orari di apertura estesi. Per gli studenti la possibilità di poter disporre di spazi di socializzazione è fondamentale ed essi stessi fungono da stimolo a socializzare. Vorrei Biblioteche aperte dalle 8 fino alle 23 e fino a mezzanotte (“xxl opening hours”) nel periodo in cui si svolgono gli esami. Dobbiamo aiutare i nostri studenti a fare una esperienza di vita e di apprendimento, impedendo che scappino via. A noi l’onere e l’onore di formare le loro coscienze. Per questo concludo dicendo con Paulo Coelho sia “Benedetto colui che riesce a dare ai propri figli ali e radici”.