Il prof. Lorenzo Lo Muzio è professore ordinario di Malattie odontostomatologiche presso il Dipartimento di Scienze Mediche e Chirurgiche. Ha ricoperto la carica di Direttore di Dipartimento dal 2012 al 2020 ed è componente del Comitato Scientifico dell'Istituto Superiore di Sanità (ISS).
- Se pensa al futuro come vede l’Università di Foggia?
L’Università di Foggia deve farsi promotrice di un processo di rinascita del territorio. Foggia deve riscattarsi, trasformandosi da città che ospita un’Università a Città Universitaria. Immagino e prevedo un’università in cui tutte le persone che fanno parte della Comunità accademica tornino a sentirsi protagoniste di un Ateneo moderno, dinamico e aperto alle esigenze del territorio, in cui lo snellimento e l’efficienza di tutte le procedure ci permettano di raggiungere risultati di eccellenza nella formazione, nella ricerca scientifica e nell’assistenza. Unifg deve offrire un servizio di qualità, basato non solo sui numeri, bensì sull’utilizzo efficiente ed efficace delle risorse disponibili. L’obiettivo finale è disegnare un’Università “a misura di studente”, che non si limiti a dispensare conoscenza, ma che formi la coscienza della futura classe dirigente, attraverso azioni concrete, finalizzate a migliorare servizi, infrastrutture, didattica, ricerca e terza missione.
- Quali sono le parole chiave delle sue linee programmatiche? Su cosa è davvero necessario puntare?
Le parole chiave sono partecipazione, condivisione e meritocrazia, che si declinano in uno spirito di collaborazione, in una diversificazione delle fonti di finanziamento e nell’innovazione tecnologica e digitale, assicurando a tutti, nel contempo, rappresentatività e protagonismo. Tali obiettivi si possono raggiungere solo rimettendo al centro di tutte le persone, la loro creatività, il loro entusiasmo e le loro capacità. Il Rettore deve interpretare il suo ruolo di indirizzo politico e coordinamento tra le diverse istanze rispettando e promuovendo le competenze altrui. Il suo compito è quello di facilitare, mediare, fare sintesi, consentendo a tutte le componenti dell’Ateneo di esprimere al meglio le proprie potenzialità. Dobbiamo essere in grado di utilizzare gli strumenti della programmazione strategica per assolvere in maniera responsabile i compiti sociali ai quali è chiamato il nostro Ateneo, che insiste su un territorio per il quale può davvero rappresentare l’ultima, imprescindibile speranza di riscatto e cambiamento.
- Quale sarà la Sua prima azione in caso di elezione?
Essendo animato dal desiderio di far scaturire le mie decisioni dal confronto con gli altri, come testimonia tutto il mio operato in questi anni di vita accademica ed essendo convinto che le scelte per essere efficaci devono essere condivise, non posso che partire dell’ascolto attivo, dal dialogo con tutti/e, senza distinzioni: Docenti, Personale tecnico-amministrativo, Studenti. La mia prima azione sarà ridare il giusto valore alle persone e al loro lavoro mediante un’assegnazione di responsabilità fondato sulla consapevolezza delle loro capacità, degli strumenti, dei metodi, e dei contenuti con finalità rivolte al bene comune. Si tratta di un modello gestionale che pone le persone, i valori e i rapporti umani al centro di ogni azione: è un’arte difficile e una sfida, ma sono convinto che è un compito che dobbiamo assumere tutti, da subito, con determinazione, per rendere nella sostanza la nostra Università un bene comune.